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I dati. L’allarme fumo tra i giovani

Quella del fumo tra i giovani è considerata ormai una cattiva abitudine sempre più diffusa e sempre più difficile da contrastare. E’ quanto emerge dallo studio Generazione in fumo, strategie per non cominciare, strumenti per smettere condotto dall’associazione I-thimk del medico e ed ex senatore Ignazio Marino.
Secondo lo studio chi inizia a fumare a 15 anni ha un rischio tre volte maggiore di ammalarsi rispetto a chi inizia a fumare dopo i trent’anni.
In Italia quasi il 90% dei fumatori ha iniziato a fumare prima di compiere 20 anni e questo, si capisce bene, è una percentuale spaventosa, soprattutto visto il grande rischio che corrono i giovani di contrarre la neoplasia.
Nel dettaglio: nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, i maschi fumatori sono il 15,9% mentre le femmine sono il 21,8%. Un’abitudine, quella di tenere in bocca una sigaretta, sempre in maggior crescita nel mondo femminile.
Ignazio Marino ha avvertito: “La vita di un fumatore abituale è di circa 10 anni inferiore rispetto a quella di un non fumatore e il consumo di sigarette giornaliero medio di un ragazzo non si discosta significativamente da quello di un adulto”.
Nello studio si legge che il fumo uccide una persona ogni sei secondi, un tasso di mortalità quindi più alto di entrambe le guerre mondiali messe insieme.
Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Margareth Chan, ha avvertito che il tasso di mortalità dovuto al fumo è destinato a crescere sempre più e arriverà, alla fine del secolo, a contare oltre un miliardo di morti.
Secondo Marino, ruolo fondamentale per la prevenzione lo ricoprerebbe la scuola, che dovrebbe aiutare i più giovani a capire quali rischi comporta il vizio.
Il presidente della Commissione Sanità del Senato Antonio Tomassini ha sottolineato che dei 133 miliardi di ricavi derivati dalla vendita di tabacchi solo un miliardo viene destinato alla prevenzione. Decisamente troppo poco.

 

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