Vermeer (1632-1675) e i suoi contemporanei artisti olandesi | T-Mag | il magazine di Tecnè

Vermeer (1632-1675) e i suoi contemporanei artisti olandesi

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso la sede delle Scuderie del Quirinale di Roma si sta svolgendo una mostra monografica su “Veermer” (dal 26 settembre 2012 al 20 gennaio 2013) curata da Arthur K. Wheelock curatore dei dipinti barocchi della National Gallery of Art di Washington.
E la prima volta che a Roma si svolge un’esposizione dedicata a Johannes Vermeer, massimo esponente della pittura olandese del XVII sec., uno degli artisti più amati dal grande pubblico mai rappresentato nelle collezioni italiane.
L’esposizione include otto opere di Vermeer rarissime e distribuite nei musei di tutto il mondo tra cui “La Fanciulla con il Bicchiere di Vino” (1660) prestata eccezionalmente dal Museo Anton-Herzog di Braunshweig o “La Ragazza con il Cappello Rosso” (1665) conservata alla National Gallery of Art di Washington le cui piume invadono di splendore l’opera tra le sue poche firmate e datate, “Santa Prassede” (1655) una delle prime opere conosciute, dipinte all’inizio della sua carriera in cui ritrae una santa romana del II secolo da un dipinto di un artista fiorentino della metà del XVII secolo Felice Ficherelli, tale immagine dichiaratamente cattolica da un’idea dell’importanza della fede per Vermeer dopo essersi convertito al Cattolicesimo e aver sposato una donna che proveniva da una famiglia vicina ai gesuiti. Tali opere sono state affiancate da cinquanta dipinti di artisti olandesi suoi contemporanei coevi del secolo d’oro della pittura olandese (stiamo parlando della metà del Seicento un secolo di straordinaria floridezza economica) tra cui Jan van der Heyden, Pieter de Hooch,Gerard ter Borch, Gerrit Dou e tanti altri maestri celebrati nel tempo ma oggi da noi meno conosciuti. Vermeer, conoscitore e mercante d’arte si considerava soprattutto un pittore, non dipinse mai più di due o tre opere all’anno il necessario per mantenere la moglie e gli undici figli. Nasce protestante ma si converte nel 1653 per sposare una cattolica, non se la passava molto bene, poche possibilità di un posto fisso e tanti quadri da cavalletto con dimensioni e prezzi ridotti proposti alle fiere e venduti dagli ambulanti o all’asta, nonostante ciò oggi è considerato uno dei più grandi pittori di tutti i tempi.
Il visitatore attraverso la mostra può familiarizzare con questo grande genio artistico dalla vita ancora oggi avvolta nel mistero, a cominciare dalla sua data di nascita tuttora sconosciuta, ma nello stesso tempo comprendere come l’opera del Maestro di Delft si sia rapportata con gli altri artisti attivi nella sua città natale e nei vicini centri di fermento culturale quali Amsterdam, Haarlem e Leida. Oltre ai capolavori del Maestro celebri e incantevoli come “La Stradina” (1657), oggi ad Amsterdam che rappresenta un’immagine della sua Delft, per l’artista tedesco Max Lieberman “il più bel quadro da cavalletto che esista” la cui tavolozza impressiona molto Van Gogh, Longhi la considerava delle “nature morte di città”. La mostra esporrà opere di Carel Fabritius, il suo riconosciuto maestro e uno degli artisti più famosi dell’epoca morto nell’esplosione della polveriera nel quartiere settentrionale di Deft che ospitava un deposito nazionale di polvere da sparo ma che per ignote ragioni esplose nel 1654 distruggendo gran parte della città.
Il carattere specifico dei quadri di Vermeer e dei suoi contemporanei riflette la cultura medio-borghese dell’Olanda del XVII sec., i soggetti casalinghi e il forte senso di realismo caratteristico del loro stile affascinava i collezionisti dell’epoca per lo più mercanti, panettieri, birrai che esponevano i quadri nelle loro abitazioni chiedendo sempre nuovi soggetti. Nello stesso periodo in Italia grandi committenze istituzionali come la Chiesa e le corti principesche richiedevano forme d’arte pubblica e di grande formato assai diverse dalla pittura intima e ricca di sfumature di Vermeer che affrontava per lo più temi incentrati sul privato: la famiglia, i gesti, i momenti della vita quotidiana, la lettura e la scrittura (soprattutto la corrispondenza privata), il corteggiamento, la musica e lo studio della scienza e poi le vedute delle città, gli squarci di un mondo operoso luminosi di ironia e di assorta tenerezza. Sono questi i principali temi vermeeriani che vengono sottolineati nella mostra.
In anni recenti l’arte olandese è stata abbondantemente e universalmente studiata, e diverse rassegne espositive le sono state dedicate in Inghilterra, Olanda, Germania Giappone, Spagna, Stati Uniti tutte memorabili ma lontane nel tempo e nello spazio. Sebbene gli intenditori e i cultori d’arte in Italia sono oggi perfettamente al corrente delle virtù e della varietà della pittura olandese rispetto a quando non lo fossero le generazioni precedenti, mancava ancora una rassegna esaustiva sul quel felice periodo artistico che fu il XVII sec., sia per l’estrema difficoltà a reperirne le opere rare e preziosissime conservate molto gelosamente da pochi musei e raffinati collezionisti, sia per la loro fragilità.
Alcuni capolavori non sono presenti in mostra: “La Fanciulla con l’orecchino di perla” (1665-1666) oggi al Mauritshuis dell’Aja, “La Lettera d’Amore” (1669) al Rijksmuseum di Amsterdam, “Il Concerto Interrotto” (1660) della Frick collection di New York, guardando questi dipinti si ha la sensazione di vivere la città di Deft e il mondo che lo circonda. Saranno l’unica inevitabile mancanza di una mostra che per Roma promette di essere certamente un altro evento da ricordare? A questa domanda non sappiamo dare una risposta, ma possiamo dire in generale che il fine di questa esposizione e poter riuscire a comprendere e conoscere la pittura olandese in modo da definire il grande, indiscusso e assoluto maestro: Vermeer.

 

1 Commento per “Vermeer (1632-1675) e i suoi contemporanei artisti olandesi”

  1. Gabriele Rossi

    Grande mostra dal punto di vista filologico: identificare i quadri dell’artista attraverso il colore del pannello e la mancanza del nome In alto e’ una trovata semplice, ma raffinata come la ricerca del legame con i contemporanei. Sicuramente, una piccola delusione nasce dalla mancanza del più noto dei quadri dell’artista, che aiuta senza dubbio ad approfondire la conoscenza del resto dell’opera, sicuramente elegante, intima, borghese e al tempo stesso magnificente. Nel complesso una chicca, da vedere assolutamente!

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