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E il Portogallo come se la passa?

Dei paesi cosiddetti Piigs sappiamo praticamente tutto per quanto concerne Italia – ovviamente, anche se qualcuno storce il naso al solo pensiero che possa venire accostata a tale raggruppamento –, Spagna e Grecia. Dell’Irlanda, tra i paesi europei ad avere risentito maggiormente della crisi economica, sappiamo che è in ripresa. Ma del Portogallo?
Eppure anche Lisbona si è vista costretta a concordare un programma di risanamento con la Troika (Ue-Bce-Fmi) al fine di mettere a posto i conti pubblici e rilanciare la crescita. Recentemente il Fondo monetario internazionale ha sbloccato una nuova tranche da 1,5 miliardi di euro di prestiti di sostegno dopo la conclusione positiva della quinta revisione del programma di aggiustamento dei conti pubblici di Lisbona. E nelle scorse settimane la gente si è fatta sentire in piazza a causa dell’eccessiva austerità pretesa dal premier Pedro Passos Coelho e inserita nell’ultima manovra “lacrime e sangue” con l’ennesimo innalzamento del prelievo fiscale. Una misura necessaria che il primo ministro ha difeso strenuamente anche a costo, ha sostenuto, di far perdere consensi al suo partito. La finanziaria per il 2013 è stata presentata il 15 ottobre e la pressione fiscale, che aumenterà praticamente per tutti, raggiungerà il 36,8% del Pil, il valore più alto dal 1977. Inoltre, sono previsti tagli al welfare e al numero dei dipendenti pubblici. L’obiettivo dichiarato, del resto, è quello di riuscire a ridurre il deficit al 4,5% del Pil nel 2013.
Se in Spagna e in Grecia il tasso di disoccupazione ha toccato livelli record (uno spagnolo su quattro, nella fascia di popolazione potenzialmente attiva, è senza lavoro; in Grecia a luglio la disoccupazione si è attestata al 25%, quella giovanile al 54%), anche in Portogallo le cose non vanno granché bene. In generale la disoccupazione ha superato la soglia del 15%, mentre quella giovanile (15-24 anni) si attesta al 35,9%.
Secondo le stime di Lisbona, causa lavoro che non c’è e crisi economica, potrebbero essere centomila i cittadini portoghesi che decideranno di abbandonare il Paese nei prossimi mesi.

F. G.

 

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