Il “boom” dei Compro Oro in Italia
Oltre 250 perquisizioni, 163 milioni di beni e 500 conti bancari sequestrati e 118 indagati in undici regioni d’Italia. A tanto ammonta l’operazione coordinata giovedì dalle Fiamme Gialle in numerosi punti Compro Oro. Una vera e propria associazione a delinquere finalizzata soprattutto al riciclaggio di denaro sporco il cui vertice, secondo i militari, risiedeva in Svizzera.
Tempo addietro, già il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, aveva avvertito sulla possibilità di un mercato nero attorno a questo tipo di attività. I Compro Oro, in Italia, sono all’incirca 28 mila e il numero – cifra più, cifra meno – è quadruplicato negli ultimi due anni.
Un “esercizio”, questo, che data la sua espansione ha trovato attenzione mediatica oltre i confini italiani. Un articolo è stato dedicato alla questione anche dal Telegraph, alcuni mesi fa.
Nel Rapporto Italia 2012, l’Eurispes rileva come i Compro Oro rappresentino, per così dire, lo specchio della crisi. Un espediente utile a molte famiglie, in un momento di particolari difficoltà economiche, per racimolare qualche soldo.
“Il combinato tra la restrizione dell’accesso al prestito bancario e la fiducia ai minimi storici verso gli istituti bancari – afferma l’Eurispes – hanno introdotto forme di prestito ‘informale’ e hanno fatto proliferare nelle nostre città esercizi commerciali come i Compro Oro, ai quali si è rivolto, nell’ultimo anno, l’8,5% degli intervistati (Isole: 9,9%; Sud: 9,8%; Nord-Ovest: 8,5%; Nord-Est: 8,2% e Centro: 7,1%)”.
Il Codacons, in aggiunta, ha quantificato il giro di affari legato ai negozi di Compro Oro in 14 miliardi di euro. “Alla base del fenomeno – è l’osservazione del presidente del Codacons, Carlo Rienzi – vi è la situazione economica negativa delle famiglie, che sempre più spesso porta a un crescente bisogno di liquidità immediata, da ottenere in modo facile e veloce. Così i cittadini preferiscono liberarsi dell’oro in loro possesso e ottenere contanti da utilizzare per il pagamento di mutui, rate, bollette, o per spese sanitarie o impreviste cui non potrebbero far fronte in modo diverso”.