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Il primo giorno al Festival internazionale del film di Roma

di Fabio Francesca

Alla sua settima edizione la kermesse romana cambia volto, stile e direzione. La svolta è segnata dal cambio in plancia di comando dove è sbarcato dai lidi e i fasti veneziani Marco Muller. Quelli che si aspettavano una svolta glamour, con grandi calibri internazionali probabilmente rimarranno delusi. Di fatto gli unici cambiamenti riscontrati sono nelle scomparsa di extra e nell’istituzione di due nuove sezioni Cinema XXI e Prospettiva italiana.
Il primo film di oggi proviene proprio dalla sezione XXI, si tratta di Centro Històrico opera collettiva che presenta quattro corti di autori tra loro molto differenti che hanno come fulcro la città di Guimaraes, capitale della cultura europea del 2012. Si parte dall’alienante e stralunato Aki Kaurismaki e il suo inadatto oste , passando per i fantasmi di un reduce dalla guerra in Mozambico di Pedro Costa, e successivamente gli operai di una fabbrica tessile con Victor Erice, concludendosi con una visita turistica condotta da una guida d’eccezione Manoel de oliveira.
Ad aprire il concorso due opere assolutamente differenti. La prima è quella dell’autrice francese Valèrie Donzelli Main dans la main. La regista, tra echi nouvelle vaguiani e ossimori concettuali, ci trascina, a passo di danza, nell’improbabile storia d’amore tra la direttrice dell’Opera di Parigi e un operaio di una vetreria. Improbabile perché nata da una sorta di sortilegio che incatena l’uomo alla donna, costringendo l’uno a compiere i movimenti dell’altro. Una storia a specchio, tra amore, morte , ironia e pregiudizi, dove la grande metropoli si scontra con il piccolo centro, la solitudine di una vita impegnata e chic si confronta la normalità del nucleo familiare. Gli opposti alla fine si congiungeranno in uno sfrenato ultimo tango a New York.
Sempre di opposti e contrapposizioni sembra nutrirsi questo festival così troviamo in concorso, lo stesso giorno, il regista cult nipponico Takeshi Miike con il truculento Il canone del male. Pseudo thriller molto splatter dove un, a primo sguardo, innocuo professore in realtà è un sadico pluri omicida. Miike prende il classico sfondo del liceo giapponese, spostando l’attenzione dagli studenti alla classe docente, e innestandosi nel filone del sangue a scuola più volte calcato dal cinema mainstream e pop del Sol Levante. Un film di 129 minuti per 40 di squartamenti e massacri.
Per la sezione Prospettiva italiana troviamo un divertente e degno omaggio a Carlo Verdone con Carlo ! di Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti. Il documentario non solo traccia un intimo e simpatico ritratto del regista romano ma anche un vero e proprio excursus nell’anima capitolina. Verdone, infatti, con i suoi personaggi, i suoi film, le sue smorfie è riuscito a rappresentare i mille volti che popolano la città eterna, anzi lui stesso è diventato di fatto uno di questi. La storia di Carlo in fin dei conti è anche la storia di Roma ( non è per un caso che tra le pieghe del racconto si incastrino molti nomi storici della città Da Sergio Leone a Renatino De Pedis), mentre le storie di Carlo fanno ormai parte delle storie di tutti i romani.
Domani ancora salti spaziali e concettuali con l’enigmatico film d’apertura Aspettando il mare e Alì ha gli occhi azzurri, il primo film italiano in concorso. Dal Kazakhstan a Roma.

 

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