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Il Raffaello romano “star” del Louvre

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso il Museo del Louvre di Parigi si sta svolgendo una mostra monografica su Raffaello (dal’11 ottobre al 14 gennaio 2013). L’esposizione organizzata dal Louvre in collaborazione con il Museo del Prado raccoglie circa 40 dipinti e 30 disegni di opere prodotte da Raffaello al suo arrivo a Roma nel 1508 fino alla sua morte avvenuta nel 1520. Un periodo in cui il suo stile raggiunge la piena maturità segnando senza dubbio l’apogeo del Rinascimento Italiano. Tutte le opere presentate: pale d’altare, dipinti devozionali, ritratti ufficiali oltre ad una selezione di disegni dell’artista attestano una straordinaria inventiva, perfezione tecnica e il senso di ineguagliabile grazia. In realtà l’ultimo Raffaello racconta solo metà della storia romana del Maestro, le opere che lo trasformarono da artista di successo ma provinciale in una stella internazionale (gli affreschi in Vaticano, le decorazioni della Farnesina) non sono presenti perchè non possono essere spostate.
Chiamato a Roma nel 1508 da Papa Giulio II per collaborare con altri artisti (tra i quali Sodoma, Peruzzi, Lotto e Perugino il suo maestro) alla decorazione degli appartamenti papali, nel 1511 fu nominato unico artista incaricato del progetto che lo avrebbe impegnato insieme ai suoi assistenti per il resto della vita. Alla morte di Giulio II il suo incarico fu confermato da Leone X de Medici che insieme ai membri della sua corte venerò il pittore. Raffaello in precedenza costretto ad eseguire pale d’altare, piccole opere votive e ritratti quasi tutte tempere su tavola ora poteva lavorare su affreschi di grandi dimensioni, fondando una bottega articolata per poter stare al passo con le commissioni e impiegando artisti della generazione successiva come Giulio Romano (1499-1546) e Giovan Francesco Penni (1488-1528).
Per la prima volta le opere del Maestro sono presentate accanto a quelle dei suoi allievi che ritroviamo nel corso della sua vita e negli anni successivi alla sua morte. Le rappresentazioni eccezionali come “Il ritratto enigmatico con Giulio Romano” (1518) del Museo del Louvre probabilmente l’ultimo ritratto dipinto dal Maestro, “La Velata” (1516) della Galleria Palatina di Firenze e il ritratto di “Bindo Altoviti” (1515) conservato nella National Gallery of Art di Washington ricco banchiere della prestigiosa famiglia degli Altoviti mostrano tutta la modernità e lo sguardo psicologico del genio rinascimentale
Non mancano i suoi capolavori famosi come “La Pala di S. Cecilia” (1514) della Pinacoteca di Bologna o “Il ritratto di Baldassare Castiglione” (1514-15) del Louvre, “Lo Spasimo di Sicilia” (1517) del Museo del Prado di Madrid e la serie di Madonne con il Bambino: “Madonna di Casa Santi” (1498), “Madonna Solly” (1500-1504), “Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo e Francesco” (1500-1504) per citarne solo alcune.
In mostra sono presenti le opere su carta che ci ricordano i suoi progetti architettonici (disegni per San Pietro, le Cappelle Chigi, Villa Madama) e un arazzo ispirato alla “Visione di Ezechiele” (1518) in rappresentanza dei cartoni della Cappella Sistina (1515-1516) e degli arazzi (1517-1519).
L’esposizione è curata da Vincent Delieuvin, conservatore del dipartimento delle pitture al Louvre e dallo storico dell’arte Tom Henry dell’University of Kent ( che si occupò delle mostre “Raffaello da Urbino a Roma” alla National Gallery di Londra tra il 2004 e il 2005 e quella sul periodo giovanile di Raffaello a Palazzo Ducale di Urbino nel 2009), e da Paul Joannides, docente di storia dell’arte all’Università di Cambridge.
L’obiettivo della mostra è di facilitare la comprensione delle opere di Raffaello e dei suoi collaboratori, ma allo stesso tempo sottolineandone i contributi intellettuali ed estetici effettuati dalla lista delle opere che portano la firma del Maestro.

 

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