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Il web e la sua “generazione 2.0”

di Matteo Buttaroni

In Italia rappresentano il 14% della popolazione totale i giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni che rientrano a pieno titolo in quella che potremmo definire “generazione 2.0”. Una generazione “figlia del web”, grazie al quale lo scambio di informazioni e l’interconnettività sono sempre più facili. I picchi maggiori di esponenti di questa generazione, a livello europeo, si registrano in Turchia con il 23% della popolazione totale; in Russia con il 21%; in Polonia e Ucraina con il 20%; nel Regno Unito con il 17%; in Francia con il 16%; in Germania e in Spagna con il 15% e in Italia, appunto, con il 14%. Sono i dati contenuti nel recente rapporto Generazione 2.0, condotta da Asseprim in collaborazione con Duepuntozero Research.
Secondo l’indagine la popolazione “internettiana”, al 2012, è composta per il 14% da giovani di età compresa tra i 18 ed i 30, per il 17% da ragazzi più giovani di 17 anni e per il 69% da persone con un età maggiore ai 30 anni. Secondo le stime nel 2042 i più giovani cresceranno esponenzialmente fino a raggiungere il 47% della popolazione, cresceranno anche gli esponenti della Generazione 2.0 che raggiungerà il 16% e di conseguenza calerà la popolazione più grande scendendo al 37%.
L’89% della fruizione, spiega il rapporto, riguarda i social network, seguito da un 86% che interessa il settore di video e foto sharing, nel 79% dei casi viene usato per la ricerca di notizie e il 77% per la consultazione di archivi online come wikipedia, il 70% della fruizione riguarda il social couponing, il 61% i forum, il 47% i blog, il 42% i siti dedicati alle recensioni e il 28% le brand community.
L’attività della Generazione 2.0 si ripartisce così: nel 92% dei casi internet viene utilizzato per guardare video; nell’84% per guardare i profili, le bacheche o le foto di altri utenti; nel 79% vengono condivisi link o contenuti; il 74% ha risposto di usare la rete per leggere opinioni su marche e prodotti; il 65% per consultare post e commenti; il 61% lo usa per scrivere qualcosa di sé o per rendere noti i propri pensieri. Il 59% dichiara di seguire in rete consigli di persone che non conosce, il 49% dichiara di avere dei profili di persone che segue assiduamente mentre il 45% afferma di postare in internet commenti su programmi tv.
Questa sempre maggiore fruizione di questo mezzo porta questa generazione ad essere interpretata come una less generation, ovvero una generazione con meno limiti spazio-temporali, con meno limiti sociali, con meno privacy e con meno limiti quantitativi.
Al contrario da chi vede da fuori questi giovani li ritiene più superficiali, più distratti, più svogliati, più annoiati, con meno valori, più irrispettosi e senza mordente. E forse è proprio così.
Ma forse è solo l’opinione di chi, non appartenendo a questa generazione, non riesce a capirne appieno le potenzialità e per questo l’Asseprim dà alcune raccomandazioni, tra gli altri, ai genitori “preoccupati”. Ovvero di relazionarsi seguendo lo S.T.I.L.E., laddove “S” per socialità, “T” per trasparenza, “I” per immediatezza, “L” per libertà, “E” per esperienza. Il primo suggerimento è di non esortare ad uscire di casa i propri figli se li vedono da un’ora su Facebook. E a seguire di non sorprendersi se i propri figli giudicano un servizio in modo fin troppo severo. Di non chiedere loro di attendere in coda senza lamentarsi. Di non offendersi se i figli non rispettano il ruolo dei genitori e per ultimo: di non osservarli con disprezzo se giocano con il cellulare.

 

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