Primarie centrosinistra. Un botta e risposta lungo una settimana | T-Mag | il magazine di Tecnè

Primarie centrosinistra. Un botta e risposta lungo una settimana

di Mirko Spadoni

Il primo turno non è bastato agli elettori del centrosinistra per scegliere il proprio candidato premier. Nessuno tra Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Bruno Tabacci e Laura Puppato ha ottenuto il 50% delle preferenze più un voto.
Si è reso così necessario il ballottaggio che, come previsto fin dall’inizio di queste primarie, si svolgerà domenica 2 dicembre. Al secondo turno si sfideranno i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze domenica scorsa: Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. Tra i due, in tutto, ci sono circa 300.000 voti di differenza a favore del primo.
In quest’ultima settimana, con il passare dei giorni, lo scontro dialettico tra i due si è fatto sempre più duro. All’indomani del voto, il sindaco di Firenze aveva subito detto: “Basta lo stesso catenaccio di sempre. Basta Bersani allenatore delle vecchie glorie”. Mentre nella giornata di venerdì, a poche ore dal voto, il sindaco di Firenze ha rincarato la dose: “il pregio” di Pier Luigi Bersani “è sicuramente la solidità, il difetto è che mi aspettavo qualità umane diverse”. La reazione del segretario del Pd, non si è fatta attendere, anche se decisamente più soft: “Non sempre – ha detto, parlando di Renzi – quello che sembra nuovo lo è”. “Su Renzi – aveva detto martedì Bersani – non scommetterei un centesimo”.
Al di là dei programmi politici, i due hanno discusso prevalentemente delle norme che regolano il ballottaggio. Renzi, sfavorito rispetto al rivale, oltre a ribadire che gli elettori di Vendola voteranno per lui (“la maggior parte degli elettori di Nichi voterà per noi perché non è un voto ideologico, ma di opinione e sceglieranno l’innovazione”), ha chiesto di aprire il voto a tutti, anche a chi non si è recato alle urne al primo turno. In pratica, il primo cittadino fiorentino ha proposto di cambiare le regole di queste primarie, secondo cui solo chi ha votato al primo turno può recarsi alle urne per il ballottaggio.
“Sulle regole – aveva però risposto il segretario del Pd – non tratto con Renzi. Ci sono regole approvate in assemblea da tutti. Non si cambiano quelle in corsa perché bisogna avere la certezza della platea. E poi a chi ha votato al primo turno non si può dire che abbiamo scherzato”. Insomma, ha ribadito Bersani, “le primarie sono aperte ma non sono un porto di mare”. Un piccolo cambiamento c’è però stato: il voto è aperto a chi ha votato al primo turno e a chi pur non avendo votato domenica scorsa ha un valido motivo per aver disertata le urne la scorsa settimana.
Ma il dibattito si è infuocato in un momento preciso, quando su due quotidiani nazionali sono apparsi degli appelli che chiedevano di partecipare al ballottaggio. Appelli, entrambi riconducibili alla fondazione Big Bang di Matteo Renzi. L’iniziativa del primo cittadino fiorentino ha provocato la reazione di tutti gli altri candidati alle primarie, che hanno presentato un esposto ai garanti, accusando Renzi di aver violato in modo “palese” il “codice di comportamento dei candidati e dei principi regolamentari” per le pubblicità a pagamento. Renzi, da parte sua, si è difeso: “Ingannevole l’appello al voto? L’annuncio – hanno chiarito dal coordinamento delle primarie Renzi – invita la gente che ci sta contattando e che vuole partecipare ad andare a votare alle primarie, non per un solo candidato, e non a mandarla via come invece stiamo facendo nei nostri uffici elettorali”.
“Nel corso della campagna per le primarie – ha aggiunto – ho parlato soprattutto ai delusi del centrosinistra, a quelli che non ne possono più. Anche perché quando una squadra non vince si cambia allenatore”.
Al di là del risultato finale, vi è solo una certezza: tra Renzi e Bersani non ci sarà alcuna alleanza, nessun ticket. Entrambi, infatti, sono stati molto chiari in merito ad un’eventualità simile. “Niente alleanze reciproche. Chi vince vince e si fa la sua squadra”, ha detto Renzi. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario del Partito democratico: “Nel partito c’è posto per tutti” ma un ticket con Renzi, ha sottolineato a Repubblica Tv, “sarebbe un tradimento di chi ci ha votati”.

 

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