Il Movimento Arancione e i “partiti che non ce la fanno” | T-Mag | il magazine di Tecnè

Il Movimento Arancione e i “partiti che non ce la fanno”

Quello di Luigi De Magistris è un chiaro no. In primis ai riciclati, che di certo non faranno parte del suo movimento. In secondo luogo, “ai partiti personali dei Berlusconi, dei Di Pietro, dei Casini e dei Fini”. Mercoledì il Teatro Eliseo di Roma era gremito per la presentazione del Movimento Arancione che fa riferimento al sindaco di Napoli, il quale, come ha precisato anche in seguito ai giornalisti presenti, non intende candidarsi al fine di proseguire il mandato ottenuto con percentuali bulgare alle amministrative del 2011. De Magistris, però, ha le idee chiare su cosa dovrà essere il Movimento Arancione. “Ci vogliono partiti fatti da persone e da storie che sono nei territori – ha affermato De Magistris –. Io continuerò a fare il sindaco fino alla fine del mandato, ma appoggerò chi sta organizzando una lista per il Movimento Arancione. Auspico che si tratti di una lista orizzontale che non sia una verniciatura per il riciclaggio di vecchie cose”.
Tanti gli ospiti che sono intervenuti sul palco prima dell’intervento di Antonio Ingroia, direttamente dal Guatemala. “Il paese – ha detto Ingroia in collegamento telefonico – ha bisogno di voi in una situazione molto difficile, alla fine di un ventennio berlusconiano che è stato devastante perché ha determinato un’egemonia politica e culturale che ha lasciato solo macerie. Ci vuole una rivolta morale contro mafia e corruzione che ci hanno privati dei nostri diritti. Facciamo la nostra rivoluzione civile e io sarò nella partita”. In precedenza De Magistris si era schierato dalla parte di Ingroia e “non con chi ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale per evitare che si faccia luce sulle trattative Stato-Mafia. Se non si farà chiarezza sulla stagione delle stragi dei primi anni novanta l’Italia non potrà ripartire”.

L’affondo di De Magistris sui partiti personali non ha escluso Antonio Di Pietro, presente per circa mezz’ora all’evento. Dopodiché è dovuto scappare a Montecitorio per votare la “sfiducia” sul decreto sviluppo, non senza rilasciando qualche dichiarazione ai giornalisti. Pur ritenendo De Magistris una risorsa, Di Pietro ha tenuto a chiarire che “l’Idv ha il suo simbolo, una sua fisionomia, un suo impegno politico che vuole continuare a mantenere”. L’Italia dei valori, poi, è “al lavoro per costruire una lista unitaria che si rivolga a Bersani per costringerlo a non sbracare verso quelli che si definiscono moderati e che non sono altro che inciucisti”.
Che i partiti siano in evidente difficoltà, tuttavia, è convinto pure il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, accorso anch’egli all’iniziativa di De Magistris. “I partiti – ha spiegato ai microfoni di T-MagTV – non ce la fanno. Occorre che i partiti, in crisi, si mettano al servizio del Paese. Significa ogni giorno essere presenti con una formazione politica che dica no a Berlusconi e dica no all’agenda del governo Monti”.
“Il mio impegno – ha aggiunto Orlando – è fare in modo che i partiti e la società civile possano essere al servizio di questo grande progetto”.
“Chiunque provi con coscienza a colmare il buco che c’è tra la politica politicante e le esigenze di una cittadinanza ridotta allo stremo – è stata invece la posizione espressa dal giornalista Oliviero Beha dopo il suo intervento sul palco dell’Eliseo – è il benvenuto. Cerca di farlo il Movimento Arancione, ben venga”.

Interviste: Fabio Germani
Riprese e montaggio: Matteo Bifarini

 

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