Un grande artista omaggiato nel centenario della nascita: Renato Guttuso | T-Mag | il magazine di Tecnè

Un grande artista omaggiato nel centenario della nascita: Renato Guttuso

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso la sede del Vittoriano di Roma si sta svolgendo una mostra monografica su Guttuso (dal 17 Ottobre 2012 al 10 Febbraio 2013), personaggio di primo piano nel panorama artistico del Novecento e uomo di grande umanità.
Una esposizione ben curata che ripercorre l’intero cammino dell’artista e che da al pubblico la possibilità di un giudizio critico libero da troppe costrizioni: le opposte e accese partigianerie di Astrattismo/Realismo del secondo Dopoguerra, o il potente Partito Comunista Italiano, in particolare quello integralista in tema di politiche artistiche degli anni Cinquanta, il quale di quelle politiche si fece volentieri alfiere, fino alla celebrità tutta extra-pittorica che gli valse un enorme successo in vita.
L’esposizione è composta da un centinaio di opere che descrivono il realismo lirico e sociale di Renato Guttuso, il pittore-poeta siciliano che fece di Roma la sua seconda casa dal 1937 fino alla morte e dove conobbe Pasolini, Moravia a cui dedicò un celebre ritratto, De Sica, Visconti e gli artisti della Scuola Romana, che grandemente influenzarono la sua opera. A distanza di cento anni dalla nascita, avvenuta a Bagheria nel 1912, la Capitale gli rende omaggio con una grandiosa esposizione al Complesso del Vittoriano per raccontare con opere provenienti dai musei di mezza Europa (Madrid, Parigi, Bagheria, Londra, Roma), l’arte creativa di un pittore che è riuscito a rappresentare come nessuno il suo tempo. Le opere scelte appartengono principalmente alla produzione degli anni Tenta e Quaranta, una produzione folgorante (senza rivali quanto a modernità), con quadri e disegni di enorme vivacità e suggestione.
Il manifesto scelto per pubblicizzare l’esposizione è un “Autoritratto” (1912) che riassume quella che è la caratteristica principale del pittore: la passionalità esaltata dal rosso del suo maglione, dal seno che spunta dietro la sua spalla, la mano con la sigaretta accesa sullo sfondo e l’altra con il pennello in primo piano. In tutte le sue opere compare il rosso, il colore della passione e dei sensi, non solo ma anche passione politica e per la sua terra.
Fra le opere esposte “La Vucciria” (in siciliano significa “confusione”), un mercato siciliano colto in tutta la sua esplosione di sensualità, la confusione delle voci che si accavallano, le grida dei venditori e uno degli elementi che maggiormente caratterizza questo mercato palermitano, “La zolfara” (1953), “e “La Spiaggia” (1955) esposte alla Biennale di Venezia del 1956 e ancora “Il Drapellone del Palio di Siena” dipinto con vigore nel 1971, appena prima del celebre e celebrato dipinto in cui spiccano la selva di bandiere rosse dei “I Funerali di Togliatti” (1972) in cui si contrappongono i grigi e bianchi dei volti dei partecipanti mescolati nello stesso evento quasi a significare che gli ideali sopravvivono agli uomini; ma anche quadri che aprono squarci sui panorami di Roma, sui suoi monumenti più rappresentativi o semplicemente sulla visuale dei tetti cittadini, dipinti da un Guttuso esordiente, ma già incredibilmente geniale. La cupezza della “Fucilazione a Roma” (1942), il cielo rosso sangue della “Fucilazione in Campagna” (1938) in cui l’artista riprende l’idea di Goya mescolandosi con l’emozione inarrestabile delle vicende spagnole e della morte di Garcia Lorca. C’è il Guttuso che ama trovare rifugio nella bellezza delle forme naturali, quasi presagendo l’arrivo dei momenti terribili della guerra c’è il Guttuso che riprende angurie, girasoli, fichi d’india, nature morte, e c’è il Guttuso romano che riprende i tetti della città e il Colosseo, l’artista del “Caffè Greco” (1977) e della cerchia dei suoi amici, “Il Ritratto di Moravia” (1982) e quello della “Magnani” (1960), di “Giorgio Amendola” (1979) e di “Mario Schifano” (1966), il Guttuso che rende omaggio a Picasso nell’anno della sua morte (1973) e infine c’è il Guttuso scenografo, i suoi bozzetti di scena dal tratto rapido ed efficace ci raccontano sempre della stessa profondissima passione: quella del racconto delle cose umane.
Nella mostra sono presenti anche dipinti tardi degli anni 60 con la figura della donna al centro della sua attenzione, come in “Donne stanze paesaggi oggetti” del 1967, oppure le donne vengono rappresentate nella loro carnosa bellezza come la nuda Maddalena nella sua opera “Crocifissione” che nel 1941 destò scandalo in occasione del Premio Bergamo, il dipinto fu criticato per la sua forte carica espressiva, rivoluzionaria e secondo la Chiesa Cattolica anche eretica per la presenza della figura della Maddalena nuda.
L’esposizione curata da Fabio Carapezza Guttuso, Presidente degli Archivi Guttuso di Roma e figlio adottivo del pittore siciliano ed Enrico Crispoliti, professore emerito di storia dell’arte contemporanea all’Università di Siena, con la direzione e il coordinamento generale di Alessandro Nicosia, vanta patrocini d’eccellenza tra le istituzioni pubbliche a livello locale, provinciale e nazionale e la sua realizzazione non è stata semplice, dal momento che è risultata necessaria la collaborazione di numerosi musei esteri che detengono i capolavori in esposizione. Dalla Tate al Centre National des Arts Plastiques di Parigi, dall’Estorick Collection di Londra al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, fondamentale anche il contributo della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e del Museo Guttuso di Bagheria, oltre che di Gallerie e Collezioni Private.

 

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