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La luce di Giovan Battista Tiepolo e la potenza di Paolo Veronese

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso la Galleria d’Arte Antica di Udine si sta svolgendo una mostra su Gian Battista Tiepolo e Paolo Veronese (dal 17 Novembre 2012 al 1 Aprile 2013) organizzata dai Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte di Udine con l’adesione ed il sostegno della Fondazione Crup in occasione della quarta edizione delle “Giornate del Tiepolo” che fino a marzo 2013 e a partire da domenica 18 Novembre animeranno Udine con concerti di musica barocca e spettacoli teatrali.
Nella mostra, curata da Linda Borean e Caterina Furlan e William L. Barcham, vengono per la prima volta riunite le due tele che compongono “Il Mosè salvato dalle Acque” di Giambattista Tiepolo opera tagliata negli anni venti dell’Ottocento e mai ricomposta. Sarà cosi possibile vedere il quadro nella sua composizione originaria riaccostando il Mosè della Scottish National Gallery di Edimburgo con “L’Alabardiere” della collezione Agnelli di Torino cosi come viene documentato da una copia coeva attribuita a Giandomenico Tiepolo della Staatsgalerie di Stoccarda. Le due parti della tela che hanno avuto destini conservativi diversi, presentano oggi colori leggermente diversi, un sistema di illuminotecnica all’avanguardia renderà possibile vedere l’opera sia come è realmente, che secondo una colorazione uniforme. Ideale risulta qui l’accostamento al “Mosè Salvato dalle Acque” (1580) di Paolo Veronese del Musée des Beaux Arts di Digione per rilevare le assonanze. Dal confronto diretto tra le due opere nasce il senso dell’esposizione che vuole riportare l’attenzione sullo speciale rapporto intessuto dal Tiepolo con uno dei più importanti esponenti della tradizione pittorica veneziana del Cinquecento.
Negli ultimi due secoli è mancata un’iniziativa che si concentrasse su questo specifico aspetto della cultura figurativa dell’artista. Tiepolo pittore di luce trovò nell’arte di Paolo Veronese lo stimolo al superamento delle oscurità seicentesche per intraprendere il percorso che lo avrebbe portato a maturare il suo linguaggio, trasformandolo in uno dei più grandi protagonisti della pittura europea del Settecento. A partire dagli affreschi della Galleria del Palazzo Arcivescovile di Udine (databili intorno alla metà del terzo decennio del Settecento) che fornisce una sorta di prologo e punto di partenza della mostra, Tiepolo intraprende un percorso di “emulazione” di Veronese destinato a maturare nei decenni successivi. Tale accostamento non sfuggì ai contemporanei soprattutto al critico Francesco Algarotti che definì l’amico Tiepolo “l’emulo di Paolo”. Al di la di puntuali derivazioni di forme e motivi, per Tiepolo guardare a Veronese significa, sia rivisitare l’interpretazione di temi religiosi o della storia antica mediante scenografiche impostazioni di natura teatrale, prospettive architettoniche e opulenza decorativa, sia appropriarsi di una tavolozza squillante di colori puri e ombre colorate.
L’esposizione si articola in quattro sezioni nelle quali Tiepolo e Veronese vengono messi a confronto nella trattazione di alcuni temi religiosi, mitologici e della storia antica: “Il Mosè Salvato dalle Acque”(1740), “Il Ratto d’Europa”(1720-22) del Tiepolo in confronto con le Cene e i Banchetti: “Le Nozze di Cana”(1563), “Cena in casa Levi”(1573) e “L’adorazione dei Magi” (1585) di Paolo Veronese.
Il confronto tra i due artisti è messo in luce anche dai bozzetti e dai disegni che illustrano le varie modalità con cui il Tiepolo ha riletto l’eredità figurativa di Veronese nei vari momenti del processo creativo traendone ispirazione sia in termini di composizione spaziale sia di formulazione di singoli motivi. Oltre alle tele la mostra vanta un gruppo straordinario di fogli del Tiepolo e Veronese prestati da diversi musei nazionali e internazionali quali la Galleria degli Uffizi, il Victoria And Albert Museum di Londra, L’Ashmolean Museum di Oxford, il Département des Arts Graphiques del Louvre. In questo modo sarà possibile far dialogare visivamente sia indagini con i singoli motivi, sia composizioni di più ampio respiro spaziale e narrativo come per esempio il disegno d’insieme approntato da Tiepolo per “Il Banchetto di Antonio e Cleopatra” che verrà esposto contemporaneamente insieme ai pensieri veronesiani sul tema dei banchetti rappresentati dallo studio preparatorio per le “Nozze di Cana”, e al modello a olio della National Gallery di Londra con un allestimento che consentirà di mostrare le diverse tappe del processo creativo del grande protagonista della pittura del Settecento veneziano.
Significativo e il contributo della Fondazione Crup la cui vicinanza all’iniziativa è stata così espressa dal presidente Lionello D’Agostini: “La partecipazione della Fondazione Crup ad un evento di questo tipo ribadisce l’attenzione della Fondazione nei confronti della realtà come i Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte che promuovono la cultura in tutte le sue forme cogliendone l’alto valore artistico. Attraverso il sostegno della mostra Tiepolo, la Fondazione interviene concretamente per agevolare la conoscenza di artisti che in Friuli hanno lasciato testimonianze di straordinario fascino”.
Le mostre dedicate a Giovanbattista Tiepolo sia nel secolo scorso sia nel nuovo millennio hanno privilegiato da un lato dell’approccio monografico, dall’altro una riflessione sulla produzione grafica dell’artista. Le esposizioni organizzate finora organizzate nell’ambito del progetto Udine: città del Tiepolo si sono collocate sulla scia di questa tradizione offrendo al pubblico due rassegne: “Il Giovane Tiepolo alla Scoperta della Luce” (2011) e “Giambattista Tiepolo tra Scherzo e Capriccio” (2010) volte ad indagare rispettivamente l’attività giovanile e quella incisoria del pittore. Con la mostra del 2012 si è inteso seguire un criterio diverso e per certi versi innovativo finalizzato ad esplorare il dialogo complesso e prolungato nel tempo intrattenuto da Tiepolo con l’arte di Paolo Veronese.

 

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