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Un anno di governo Monti

LO SPREAD
In questo anno tutti gli italiani hanno preso confidenza con una parola – spread – che prima ignoravano perché appartenente più al mondo dei mercati finanziari che alla vita comune. La scelta è tra spendere ogni anno un montante astronomico di circa 5% del PIL, circa 75 miliardi di euro, in tassi di interesse, oppure usare queste risorse per migliorare il nostro sistema educativo o a finanziare la ricerca e innovazione.
Più l’Italia paga per finanziare il debito pubblico o rifinanziare l’indebitamento esistente e più questo colpisce negativamente anche l’erogazione del credito all’economia.

Tredici mesi fa la mancanza di liquidità e gli alti tassi di interesse avrebbero costretto al fallimento molte famiglie e imprese italiane, già colpite duramente. Gli investitori internazionali infatti credevano sempre meno alla capacità dello Stato di ripagare il debito pubblico e quindi erano disposti a finanziare l’Italia solo a tassi di interesse sempre più elevati.
Se il governo non fosse intervenuto, sarebbero state colpite, in primo luogo, le fasce più deboli: probabilmente non ci sarebbero stati fondi sufficienti per sostenere i lavoratori in cassa integrazione, per pagare le pensioni, per garantire l’assistenza sanitaria e gli altri servizi pubblici essenziali. I piccoli risparmiatori che avevano investito in titoli dello Stato avrebbero rischiato di perdere gran parte del loro patrimonio.

Oggi la situazione è diversa, il clima che si respira intorno all’Italia è diverso. E grazie a questo, ad esempio, che con un’azione prudente e incisiva la Banca Centrale Europea ha messo in campo strumenti straordinari per stabilizzare i mercati finanziari.

Un risultato possibile anche grazie all’opera di mediazione che il governo ha svolto in Europa nel Consiglio del 28-29 giugno quando la linea italiana è risultata vincente, frutto di un dialogo intenso ed equilibrato con la Germania e i paesi nordici.

EUROPA
Il Governo si è sforzato di ancorare saldamente l’agenda delle riforme interne agli obiettivi europei, e al tempo stesso di essere un protagonista autorevole, responsabile e attivo nel disegnare e orientare il percorso dell’integrazione europea in una fase delicata come quella attuale. Nel volgere di mesi sono maturate decisioni che in circostanze diverse avrebbero richiesto anni, o che mai sarebbero state proposte. Come paese fondatore e come grande protagonista storico del processo di costruzione della “casa europea”, l’Italia può e deve contribuire attivamente alla scrittura di queste pagine, ora più che mai.

Anche in virtù di questo impegno, il Governo ha potuto svolgere nel corso di questi mesi un’importante azione propositiva e propulsiva, divenendo un interlocutore molto attivo per le istituzioni UE e per molti partner europei. Lo ha fatto con forza e autorevolezza derivanti dalla sua specifica e accurata preparazione.

MIGLIORAMENTO ECONOMIA
A poco più di un anno dal momento più drammatico della crisi, si può dire che le prospettive per il futuro sono migliorate in modo significativo. Gli investitori internazionali stanno tornando a comprare i titoli pubblici italiani, rendendo possibile una diminuzione del costo del denaro, non solo per lo Stato, ma anche per le imprese e le famiglie.
Il miglioramento dello scenario economico italiano ha numerosi effetti concreti sulla vita delle famiglie e delle imprese italiane. In primo luogo, la stabilizzazione dei conti pubblici ed il calo dei tassi di interesse riduce fortemente il rischio di ulteriori manovre nel futuro.

FISCO
L’obiettivo è di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale, iniziando dalle aliquote più basse per dare respiro soprattutto alle fasce più deboli.

Bisogna realizzare un nuovo patto tra fisco e contribuenti, solo così l’evasione potrà essere davvero debellata. I risultati sono confortanti: oltre 32 miliardi di maggiori entrate tributarie (erariali e non erariali) sono stati assicurati all’erario nel triennio 2009-2011 e ulteriori 13 miliardi si prevede saranno incassati nel 2012 nonostante il calo dell’attività economica.

Siamo solamente all’inizio del percorso. Per estirpare l’evasione in modo efficace e restituire ai contribuenti un fisco più agile era necessario completare la delega fiscale e la riforma del catasto. La Camera aveva dato il via libera al testo, giunto sino all’aula del Senato, dove si è arenato. L’impossibilità di completare il percorso di approvazione lascia una lacuna che dovrà essere colmata al più presto.

SPENDING REVIEW
Anche la spesa pubblica deve essere aggredita e rimodellata. Il governo ha avviato un processo di spending review – una parola che oramai è entrata di diritto nel vocabolario comune – come mai era stato fatto prima.

Questo primo esercizio di revisione della spesa relativa all’acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche ha prodotto risparmio di circa 12 miliardi. Una ulteriore fase è stata lanciata con la legge di Stabilità per il 2013 con un risparmio di circa 3,7 miliardi a regime, concentrato nei settori della finanza locale e in quello sanitario.

Il processo di spending review strutturale ha richiesto ai diversi dicasteri di effettuare una riconsiderazione delle attività svolte e delle spese sostenute (comprese quelle degli enti vigilati) per individuare inefficienze, eliminare sprechi e mettere in atto innovazione organizzativa. Alcune iniziative sono confluite nel decreto spending review approvato la scorsa estate, ma altre devono ancora essere messe in pratica e richiedono un tempo medio di attuazione.

Ma anche qui non bisogna fare passi indietro e soprattutto non bisogna cedere alle sirene delle lobby e di chi non vuole rinunciare ai propri privilegi. L’azione di riduzione dei costi è appena iniziata, in parte perché non è ragionevole pretendere che un cambiamento epocale si completi in un tempo così ristretto come quello che abbiamo avuto a disposizione, in parte perché non tutte le nostre proposte sono andate in porto.

Ci sono tre esempi. Il primo è la riduzione e il taglio di enti e organismi pubblici. Con il provvedimento della scorsa estate il Governo ha proposto una significativa riduzione del numero di enti e società pubbliche. Nel corso del passaggio parlamentare, tuttavia, molti enti sono stati fatti salvi dalla soppressione e la decorrenza del termine di messa in liquidazione di società è stato differito di un anno.

Il secondo esempio riguarda i “costi della politica”. Anche qui le nostre proposte erano chiare: in prima battuta, abbiamo proposto di separare in modo netto la politica dall’amministrazione, per impedire alla logica del compromesso di avere la meglio sulla competenza e sull’efficacia. Si voleva introdurre anche un sistema più stringente di controlli, per evitare una volta, e per sempre, il malaffare e l’opacità.

Il terzo esempio riguarda la revisione dello strumento militare. Anche in questo campo l’azione del governo è stata attenta alla razionalizzazione delle risorse disponibili, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e concentrare le risorse a disposizione per migliorare efficienza e produttività.

Il decreto di ottobre sulla finanza e funzionamento degli enti territoriali è stato alleggerito nella parte in cui era stato previsto un sistema di controlli preventivi di legittimità della Corte dei conti. Si è preferito invece un ritorno al controllo successivo della gestione, che insiste sulla logica del recinto chiuso dopo che i buoi sono scappati.

COMPETITIVITA DEL PAESE
L’azione di governo non è stata impostata solo sul rigore ma anche sulla crescita economica. Si è cercato di eliminare i colli di bottiglia che frenano l’economia del paese, aprendo il mercato ad una maggiore concorrenza; si è cercato di creare un ambiente favorevole per le imprese, attraverso le liberalizzazioni e le semplificazioni (come per esempio nel segmento ambientale e nelle procedura di disinquinamento dei poli industriali contaminati); si è puntato sulle infrastrutture per favorire i collegamenti e la mobilità all’interno del paese e da e verso l’estero.

La liberalizzazione nei settori chiave dei servizi, da quelli energetici alle infrastrutture agli ordini professionali, per esempio, ha offerto la possibilità di avviare un impresa in pochi giorni e con costi ed ostacoli burocratici inferiori rispetto al passato. Con la liberalizzazione delle tariffe è stata garantita più concorrenza ai professionisti e, allo stesso tempo, sono stati innalzati gli standard di trasparenza nei confronti dei consumatori. Nel provvedimento sulle liberalizzazioni è stato inserita una norma relativa alle relazioni commerciali tra agricoltura, industria e distribuzione, particolarmente importante per il settore agroalimentare La norma garantisce una maggiore trasparenza dei rapporti all’interno della filiera, tutelando i soggetti più deboli. Questa misura introduce infatti l’obbligo della forma scritta per i contratti di vendita dei prodotti agricoli e alimentari, vieta e sanziona i comportamenti sleali lungo la filiera e interviene sui termini di pagamento per le cessioni di prodotti agricoli e alimentari.

Anche l’accordo sulla produttività siglato a novembre rappresenta un passo importante per rilanciare la competitività dell’Italia. Nel corso degli incontri con le parti sociali era stata sollecitata la necessità di migliorare il livello della produttività del lavoro in Italia, innalzare la competitività e l’attrattività degli investimenti. Per questo il Governo ha proposto nella legge di Stabilità uno stanziamento complessivo di 1,6 miliardi di euro per il periodo 2013/2014 per la detassazione del salario di produttività – stanziamento che si è poi ulteriormente esteso nel tempo e rafforzato a 2,1 miliardi per effetto degli emendamenti approvati in Parlamento.

Attraverso la liberalizzazione del mercato del gas e dei carburanti sono state gettate le basi per ridurre il divario di prezzo con gli altri mercati europei e per consentire la nascita di un mercato dello stoccaggio dei prodotti petroliferi. La nascita di un mercato dello stoccaggio dei prodotti petroliferi, la separazione proprietaria fra Snam ed ENI, le nuove autorizzazioni ai rigassificatori, l’adozione di regole per l’incremento della capacità utilizzata sul gasdotto con l’Austria, la revisione degli incentivi alle rinnovabili elettriche sono i principali tasselli di una strategia volta alla riduzione dei costi dell’energia.

Tuttavia per il settore della distribuzione dei carburanti la proposta del governo, che prevedeva la possibilità di aggregazioni dei gestori degli impianti di distribuzione, è stata cancellata durante la conversione in Parlamento. Per rimuovere ogni vincolo all’apertura di nuovi impianti di distribuzione dovranno essere vietati tutti gli obblighi asimmetrici (ad esempio la dotazione di impianti fotovoltaici e di videosorveglianza) e le limitazioni alla localizzazione degli impianti completamente automatizzati.

Grazie ai tribunali per le imprese sono stati ridotti i tempi di definizione delle controversie che vedono coinvolte le società di medie e grandi dimensioni aumentando in questo modo la loro competitività sul mercato. Il Governo, inoltre, è intervenuto allentando i vincoli finanziari alla crescita, facilitando l’accesso al credito e favorendo la patrimonializzazione delle imprese. Bisogna ancora portare a compimento una riforma efficace del sistema giudiziario, per renderlo più snello e funzionale.

Un altro settore in cui sui avverte la necessità di aprire alla concorrenza sono i servizi pubblici locali. Non scordiamoci che una parte significativa del mercato è ancora gestita con affidamenti diretti e in assenza di qualsiasi confronto concorrenziale. Il risultato è un servizio spesso scadente che pagano i cittadini e le stesse amministrazioni. Prendendo atto dell’esito del referendum occorre investire ancora, e molto, nel comparto delle risorse idriche e nei settori in cui ci sono maggiori spazi di apertura alla concorrenza: i trasporti pubblici e i rifiuti.

Bisogna ricordare le banche e le assicurazioni. Anche qui sono i cittadini i primi a pagare le conseguenze della mancata attuazione delle riforme. Nel settore bancario bisogna pensare alla separazione tra BancoPosta da Poste Italiane per sottrarci alle preoccupazioni concorrenziali che riguardano l’abbinamento effettuato dagli intermediari finanziari delle polizze assicurative ai contratti di finanziamento.

Nel settore assicurativo il governo è a buon punto. Ma la disciplina delle clausole anticoncorrenziali nella responsabilità civile auto deve essere integrata e completata. Dobbiamo impedire che si instaurino rapporti di esclusiva tra compagnie e agenti e rimuovere gli ostacoli alla collaborazione tra gli intermediari che appartengono a differenti reti distributive.
Fondamentale per la competitività, infine, è stata l’azione per il recupero dei terreni agricoli. In Italia negli ultimi 40 anni sono stati “persi” 5 milioni di ettari di superficie agricola (su 18 complessivi), per una superficie pari a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme. Per fermare la cementificazione e l’impermeabilizzazione dei suoli, utilizzando le aree industriali dimesse, il governo ha predisposto un disegno di legge apposito.

Nel complesso, le cose fatte hanno permesso di aumentare la competitività del paese e stanno convincendo gli investitori esteri a ritornare in Italia come dimostrano i risultati ottenuti nel corso della missione del Golfo Persico e i recenti accordi con il governo cinese. Il risultato sarebbe stato molto più significativo se fosse stato possibile completare tutte le riforme.

CORRUZIONE E LEGALITÀ
In questo ambito bisogna sottolineare la legge contro la corruzione, che ha dato un importante ed apprezzato riscontro alle indicazioni provenienti dalle istituzioni internazionali, oltre che una risposta ad una diffusa domanda di intervento su un tema, quale quello dei reati contro la PA, molto avvertito e dal forte connotato simbolico.

Tra gli interventi attuati dal governo per rilanciare la competitività del paese, bisogna sottolineare anche la riorganizzazione della attuale distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, secondo criteri obiettivi ed omogenei, volti ad assicurare non solo maggiore efficacia nella fornitura dei servizi ma anche più elevata efficienza nell’utilizzo delle risorse; e l’impegno delle forze dell’ordine per contrastare la criminalità organizzata in tutto il territorio nazionale.

COSTI DELLA POLITICA E SPESA PUBBLICA DEGLI ENTI LOCALI
Molto importante è stata anche la risposta alla incontrollata lievitazione della spesa pubblica e dei costi della politica delle regioni e degli enti locali, articolata con un intervento strutturale e non episodico, attraverso il c.d. decreto legge sul taglio dei costi della politica.

E’ stato, in primo luogo, rafforzato il ruolo di controllo della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria delle regioni attraverso un costante flusso di informazioni e dati tecnici di bilancio che l’ente deve periodicamente trasmettere, sia in via preventiva che a consuntivo, alla magistratura contabile; ciò ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno e, più in generale della regolarità della gestione, nonché per la parificazione del rendiconto generale delle regioni.

In caso di perduranti violazioni, il sistema di controllo è garantito, all’esito di opportune interlocuzioni con l’ente locale, dal divieto di attuazione dei programmi di spesa non coperti ovvero finanziariamente non sostenibili.
Allo stesso modo, la Corte dei Conti effettua specifici controlli sui rendiconti dei singoli gruppi consiliari delle regioni. In caso di mancato adeguamento ai rilevi della magistratura contabile, questi decadono dal diritto all’erogazione di risorse pubbliche con conseguente obbligo di restituzione di quanto già percepito.

Si è pensato inoltre di ridurre i costi della politica regionale, condizionando l’erogazione dell’80% dei trasferimenti alle regioni al conseguimento di precisi obiettivi, tra i quali: la riduzione del numero di consiglieri e assessori regionali, il contenimento delle indennità di funzione, di carica e di fine mandato dei consiglieri attraverso l’adeguamento a quelli erogati dalla regione italiana più virtuosa, il divieto di cumulo di indennità o emolumenti, l’adozione di efficaci misure di trasparenza e pubblicità dello stato patrimoniale delle cariche pubbliche elettive, il contenimento dei contributi in favore dei gruppi consiliari, escludendo da ogni erogazione quelli composti da un solo consigliere, restringendo entro solidi limiti la possibilità per presidenti di regione, consiglieri e assessori di ottenere trattamenti pensionistici e vitalizi.

Sono state infine dettate severe norme per garantire che tutti gli enti locali con popolazione superiore a 15.000 abitanti disciplinino opportune forme di pubblicità e trasparenza dello stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo, rafforzando altresì i sistemi di controllo interno ed esterno sulla finanza locale, estesi anche alle società partecipate.

LAVORO E GIOVANI
Tra le riforme strutturali rientra anche quella del mercato del lavoro, realizzata con l’intento di creare un vero e proprio patto generazionale. Il governo ha puntato sull’inclusione per tutelare i lavoratori appartenenti alla fasce deboli, come le donne e i giovani del Sud; e sulla dinamicità come principale strumento di contrasto alla precarietà.
L’obiettivo è stato incentivare la mobilità per consentire ai giovani di ridurre i tempi delle fasi di passaggio dallo studio al lavoro e dalla disoccupazione all’occupazione.

L’attenzione del governo nei confronti della giovani generazioni non si è manifestata solo con la riforma del mercato del lavoro ma ha caratterizzato gran parte dell’azione dell’esecutivo (per esempio nella promozione della green economy come leva economica).

L’eliminazione di alcune barriere nel mercato dei servizi professionali ha consentito ai giovani professionisti di acquisire competitività sul mercato; la srl semplificata ha permesso ai giovani di accedere più facilmente all’attività imprenditoriale; sono state cre ate misure ad hoc per le start up innovative; sono stati rimodulati gli interventi del Fondo Kyoto vincolando i finanziamenti alla creazione di occupazione giovanile a tempo indeterminato nei segmenti dell’ambiente, delle fonti pulite d’energia ed efficienza energetica, delle nuove tecnologie verdi e del risparmio di risorse.

Purtroppo Le pressioni opposte e contrarie al tentativo di aprire ai giovani e rendere il mercato dei professionisti più aperto, meritocratico e competitivo sono state poderose. Mancano all’appello una riforma completa dell’accesso alla professione forense e soprattutto le società tra professionisti.

SCUOLA E UNIVERSITÀ
A distanza di tredici anni è tornato il concorso per la scuola. A dicembre si è rimessa in moto una procedura di reclutamento per aspiranti docenti ferma dal 1999, seppur prevista dalla legge con cadenza triennale. Il percorso, che porterà alle prime nomine in ruolo già a partire dal prossimo anno scolastico, è iniziato con le prove preselettive che per la prima volta sono state tutte informatizzate, permettendo ai candidati di avere l’esito in tempo reale. I partecipanti sono stati oltre 300mila, per 11.542 cattedre nella scuola pubblica di ogni ordine e grado. La cospicua dose di informatizzazione della scuola era iniziata però già a giugno, con l’invio delle prove di maturità in tutti gli istituti d’Italia attraverso il plico telematico anziché, come sempre avvenuto, con buste sigillate consegnate dalle forze dell’ordine. Ciò ha consentito notevoli risparmi sia dal punto di vista finanziario (circa 400mila euro) che dal punto di vista di utilizzo delle risorse umane, tradizionalmente impegnate nel procedimento di trasmissione cartacea delle tracce d’esame.

Parallelamente, si è operato per interconnettere al meglio la scuola con il mondo del lavoro. A questo proposito si sono attuate misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico-professionale, con l’aumento dei percorsi di alternanza studio/lavoro. L’obiettivo è quello di sostenere l’occupazione dei giovani, colmando progressivamente il divario esistente tra domanda e offerta di lavoro per le professioni tecniche, e di crescita delle filiere produttive nei settori strategici dell’economia nazionale. Su questa linea, in attuazione della riforma del mercato del lavoro e in linea con le indicazioni europee sull’apprendimento permanente, è stato adottato il Decreto legislativo per l’individuazione e la validazione degli apprendimenti non formali e informali, per il servizio di sistema nazionale di certificazione delle competenze.

Sul fronte dell’Università, è stata avviata la procedura per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale al ruolo di professore di prima e seconda fascia, nonché la definizione di una precisa programmazione temporale per le procedure, da avviare nel biennio 2013 – 2014. Rimane però aperto il nodo delle risorse: bisogna trovare più finanziamenti per consentire al nostro sistema accademico di produrre eccellenza e attirare le competenze dall’estero.

RICERCA
In questo settore l’attività si è concentrata su più fronti. A cominciare dalla necessità del Paese di essere più competitivo nell’accesso e nell’utilizzo dei fondi europei. Per raggiungere questo obiettivo si è voluto realizzare una stretta correlazione tra gli indirizzi dell’Europa (Horizon 2020 e Fondi Strutturali 2014-2020) e le azioni nazionali per il supporto alla ricerca e all’innovazione. A questo scopo sono state intraprese specifiche azioni attraverso bandi per l’importo di quasi un Mld di euro per le città e comunità intelligenti.

Insieme a questa azione, è stata riscritta la geografia della ricerca italiana grazie alla nuova politica nazionale dei cluster innovativi, che attraverso la specializzazione intelligente dei territori mira a ricondurre le diverse iniziative di distretti tecnologici esistenti a una migliore efficacia nel rapporto tra sistema della ricerca, industria e nuova imprenditorialità. Per una maggiore coerenza su scala nazionale. L’obiettivo è la ricostruzione di grandi aggregati nazionali, su alcuni temi specifici di interesse strategico per l’industria nazionale: chimica verde, aerospazio, sistemi di trasporto, domotica, scienze della vita, agroalimentare, tecnologie per le Smart Communities, energie rinnovabili, fabbrica intelligente. Accanto a ciò, sono stati riattivati gli interventi emergenziali per centri di ricerca di imprese ad alta tecnologia in settori strategici e in stato di difficoltà.

MEZZOGIORNO
Altro tema centrale dell’azione di governo è stato il Mezzogiorno. L’obiettivo è stato ridurre il gap con il Nord del Paese, sia in termini economici che strutturali. Fin dai primi provvedimenti (Salva Italia e Cresci Italia) sono state predisposte misure ad hoc per il Sud come la fiscalità di favore per le imprese, i giovani imprenditori e i lavoratori svantaggiati, gli sgravi Irap e la deroga al patto di stabilità interno per il cofinanziamento nazionale dei fondi comunitari; senza dimenticare le misure per la riqualificazione della rete infrastrutturale e la promozione di un’economia verde per cui alcune regioni sono più vocate.

A tutto questo bisogna aggiungere il Piano di Azione Coesione, che ha permesso la riprogrammazione di circa 5 miliardi di fondi comunitari, e l’accelerazione che è stata data alle delibere con cui il Cipe programma il Fondo Sviluppo e Coesione sbloccando circa 12 miliardi destinati agli investimenti pubblici nel Mezzogiorno.

Parlando dell’azione di governo per il Mezzogiorno bisogna ricordare anzitutto quanto fatto per il polo industriale di Taranto, perché i cittadini abbiano un ambiente pulito, sano, sicuro e per la tutela dell’occupazione, la protezione della salute e dell’ambiente, il mantenimento di un settore strategico come quello dell’acciaio. Il polo produttivo di Taranto è un asset strategico per l’economia regionale e nazionale; il suo funzionamento, infatti, oltre al territorio della Regione Puglia, coinvolge direttamente anche gli stabilimenti in Liguria e Piemonte e fornisce acciaio a diverse realtà industriali e straniere.
Bisogna anche ricordare l’azione portata avanti dal Ministero dei beni culturali su Pompei, per tornare a dare valorizzazione a questo importante sito culturale.

LE POLITICHE ATTUATE
Parallelamente il governo ha varato una serie di provvedimenti volti a semplificare il rapporto dei cittadini e delle imprese con la Pubblica amministrazione. Sono state semplificate e rese più snelle le procedure amministrative nel campo delle infrastrutture, dell’ambiente e dell’edilizia e per le aziende in crisi è stata resa più efficace la normativa per accedere alla protezioni della legge fallimentare. Grazie a questi interventi, relazionarsi con la macchina amministrativa è diventato più facile e i cittadini sono stati messi nelle condizioni di affrontare con maggiore responsabilità gli adempimenti verso lo Stato.
Uno Stato che deve diventare più efficiente, più trasparente ed in grado di ascoltare e soddisfare i bisogni dei cittadini, eliminando in questo modo la diffidenza che ne ha caratterizzato il rapporto in questi anni.

Le tante novità in materia di trasparenza e partecipazione, dalla pubblicazione dei redditi e dei patrimoni dei componenti del Governo, alle consultazioni pubbliche, senza dimenticare le misure introdotte dall’Agenda Digitale per realizzare la piena digitalizzazione dei rapporti tra cittadini e PA, hanno di fatto cambiato il volto dell’amministrazione e quindi delle istituzioni stesse.

In quest’ottica rientrano anche le norme sui ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione, che il Governo ha reso operative in anticipo di sei mesi rispetto ai tempi dettati dalla direttiva europea, con il quale abbiamo voluto dare un segnale di responsabilità e credibilità alle imprese e ai mercati.

Il governo è poi intervenuto per garantire maggiore correttezza e rigore in politica e nelle istituzioni, snellendo gli apparati burocratici, rivedendo le retribuzioni percepite dai manager pubblici e tagliando benefit simbolici. E un esempio su tutti sono state le auto blu.

In questi mesi il governo ha spinto molto anche sulla necessità di un ritorno all’etica della politica. Rispondendo alle richieste degli amministratori locali e soprattutto dei cittadini abbiamo affrontato il tema dei costi della politica, attraverso un decreto legge sulla trasparenza e la riduzione dei costi degli apparati politici regionali.

(fonte: governo.it)

 

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