Alcuni temi per la campagna elettorale
La condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo all’Italia sullo stato delle nostre carceri la dice lunga riguardo l’inerzia che ha caratterizzato la classe politica su alcuni temi sensibili. La condizione di detenuti ammassati in celle in cui hanno a disposizione meno di tre metri quadrati ciascuno, diciamolo francamente, non è qualcosa di cui andare fieri. I numeri sono chiari: il tasso di sovraffollamento delle carceri italiane, secondo l’ultimo rapporto di Antigone, è del 142,5%, vale a dire più di 140 detenuti ogni 100 posti letto, mentre la media europea è del 99,6%. Alcune regioni presentano picchi esagerati: la Liguria è al 176,8%, la Puglia al 176,5%, il Veneto al 164,1%.
Oltre al sovraffollamento delle carceri, sono tante le questioni di cui non si può andare fieri. Come la totale assenza di tutele per molti lavoratori. La recente inchiesta di Repubblica, a firma Pasquale Notargiacomo, accende i riflettori su un tema dibattuto solo in caso di “tragedia”, dimenticandosi, nel frattempo, di coloro che si infortunano o perdono la vita sul luogo di lavoro nel silenzio assoluto. Spiega Repubblica: “Secondo statistiche Eurostat (aggiornate a dicembre 2012) considerando le attività del Nace-R2 (una sorta di ‘paniere’ delle 13 attività economiche comuni ai paesi della Ue) l’Italia tra il 2008 e il 2010 è stato per valori assoluti il Paese con più morti sul lavoro (718 vittime nell’ultimo anno considerato, contro le 567 della Germania, le 550 della Francia, le 338 della Spagna e le 172 della Gran Bretagna)”.
Eppure mai si era registrato nel nostro Paese un dato così basso, almeno a leggere l’ultimo rapporto Inail: nel 2011 i morti sul lavoro sono stati 920, pari ad un ulteriore calo del 5,4% rispetto ai 973 dell’anno precedente. Pure gli infortuni sono diminuiti: 725 mila, in flessione del 6,6% (compresi quelli “in itinere”) rispetto ai 776 mila del 2010. Tra le cifre, ammette però l’Inail, non rientrano gli infortuni relativi ai quasi tre milioni di lavoratori in nero. E a ciò si aggiunga la crisi economica, il crollo di alcuni settori (ad esempio quello edile) il cui aumento del numero dei disoccupati incide eccome. Altra questione sono le malattie professionali. Nel 2011 quelle denunciate sono cresciute del 9,6% rispetto al 2010. Nello specifico si è passati da 42.465 denunce del 2010 a 46.558 del 2011. L’incremento, però, è dipeso soprattutto dalle “nuove” patologie tabellate. Come a dire che non rientrano nella conta (e non rientravano in passato) eventuali malattie professionali non ritenute tali all’interno della casistica ufficiale.
Non solo Imu, tasse e spread: anche questi sono argomenti buoni per la campagna elettorale.
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