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L’arte fiamminga della dinastia Brueghel

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso la sede del Chiostro del Bramante a Roma si sta svolgendo una mostra sui capolavori della dinastia Brueghel, (dal 17 dicembre 2012 al 2 maggio 2013) curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie (conservatore dei dipinti antichi al Tel Aviv Museum of Art) che ripercorre la storia e l’eccezionale talento della più importante stirpe di artisti fiamminghi attivi tra il XVI e il XVII secolo attraverso oltre 100 capolavori (tra dipinti disegni e grafiche), provenienti da importanti collezioni private e musei italiani e stranieri (tra cui il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Tel Aviv Museum of Art, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano e il Museo di Capodimonte di Napoli) presentano al pubblico le relazioni e il percorso artistico delle quattro generazioni dei Brueghel e della loro stirpe, una delle più importanti nobili famiglie di artisti fiamminghi.
La dinastia dei Brueghel e sicuramente un caso singolare nella storia dell’arte: un’intera famiglia votata alla pittura, una tradizione tramandata da padre in figlio per più di 150 anni e che ha segnato con il suo talento e la visione dell’umanità a volte grottesca la storia dell’arte europea dei secoli a venire. Il filo conduttore della mostra e la narrazione delle vicende della famiglia Brueghel partendo dal capostipite Pieter Brueghel il Vecchio (1525/1530-1569), la sua vita a tratti misteriosa e la scarsità di notizie certe sulla sua biografia sono i presupposti narrativi dell’esposizione che inizia con la relazione tra Brueghel il Vecchio e Hieronymus Bosch (1453-1516). Brueghel influenzato da Bosch ne incarna la capacità di osservazione e di rappresentazione non limitandosi all’insegnamento morale ma riuscendo a tratteggiare un vasto universo di tipologie umane. I registri del comico e del grottesco assumono una valenza educativa che il padre trasmette ai figli Pieter il Giovane (1564-1638) e Jan il Vecchio (1568-1625). Il primo riprese i temi paterni in particolare i paesaggi invernali, al secondo invece detto Jan dei velluti per la sua pittura quasi tattile si deve il rinnovamento stilistico che sarà ripreso dagli artisti successivi.
Un altro presupposto storico della mostra è presentare le visioni allegoriche, moraliste e fantastiche prima d’ora inimmaginabili ma paradossalmente diventate concrete grazie alle conquiste della pittura del cinquecento.
La dinastia comincia ad articolarsi, e la mostra trasmette fedelmente la corrispondenza tra le vicende familiari e l’evoluzione pittorica dei protagonisti, prosegue e si ramifica con i figli dei figli del capostipite in una complicata rete di relazioni presentata con precisione e rigore, fino agli undici figli di Jan il Giovane (1601-1678) cinque dei quali anch’essi pittori, autore di molti dipinti di genere botanico, veicolanti il messaggio della vanitas. Il percorso si focalizza attorno alle vicende di ciascun artista e si sviluppa secondo una logica a rete, abbracciando i riferimenti internazionali e i fatti storici del periodo di riferimento, come l’esperienza di Jan Van Kessel il Vecchio (1626-1679), artista di grandissima qualità ma poco conosciuto e studiato, autore di minuziosi dipinti raffiguranti insetti, farfalle e conchiglie. La mostra compie un focus su ciascun artista della dinastia dei Brueghel e lo confronta con i fatti storici dell’epoca e con le vicende familiari.
Il percorso espositivo si chiude idealmente con David Teniers il Giovane (1610-1690), legato alla dinastia dei Brueghel il Vecchio e della sua genealogia, narratore del mondo contadino del Seicento.
Chiude idealmente la dinastia Joseph van Bredael (1668-1739), imitatore di Jan Brueghel e Abraham (1631-1697) che abbandonò le Fiandre per l’Italia ponendo fine alla dinastia.
La mostra fa parte di un grande progetto internazionale che approda per la prima volata a Roma in una versione arricchita di quasi venti nuove opere proponendo un viaggio appassionante nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del seicento, vivendo (attraverso le loro opere) i fatti storici e i riferimenti internazionali dell’epoca, un’esperienza memorabile ed esclusiva dato che alcuni dipinti non sono mai stati esposti in Italia, tra questi ricordiamo: “Le Sette opere di Misericordia” (1616-18) di Pieter Brueghel il Giovane con le varie rappresentazioni della carità.

 

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