La campagna elettorale degli scandali
Monte dei Paschi di Siena, Saipem, Finmeccanica. La campagna elettorale è finita in un gorgo di scandali e di tangenti, che ha riportato in agenda il tema della legalità e dell’atavica “questione morale”. Ogni candidato ha così rilanciato messaggi in tale direzione, cercando di intercettare gli umori del proprio elettorato. Silvio Berlusconi ha assunto la posizione più atipica, attaccando «l’ipocrisia» di chi si scandalizza davanti alle mazzette usate per ottenere appalti all’estero. La linea del leader del Pdl si è posta in sintonia con la sua strategia: comunicare a quell’elettorato che predilige la spregiudicatezza al rispetto delle leggi. E così è stata lanciata la proposta di un condono tombale.
Difficoltà. La “nuova Tangentopoli”, espressione che viene usata a ogni inchiesta ad ampio spettro, ha generato imbarazzo a destra, a sinistra e al centro. Berlusconi risponde con sfrontatezza, mentre nell’approccio responsabile che li caratterizza, Bersani e Monti non possono permettersi affermazioni sopra le righe. Il tema è bollente e viene maneggiato con difficoltà. Ma non mancano contrattacchi come ha fatto il segretario del Pd con il suo: «Li sbraniamo».
Il vantaggio al Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ripete come un mantra che quello del Monte dei Paschi è il più grosso scandalo della storia italiana. Un messaggio che ha come obiettivo il Partito democratico, storicamente vicino alla banca senese. La serie di inchieste che sta travolgendo il capitalismo però immette energie nel Movimento 5 Stelle, che punta sul rinnovamento totale. I candidati possono essere anche inesperti, ma di certo lontani da episodi di corruzione.
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