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Gli errori commessi in queste elezioni

di Marco D'Egidio

Qualche considerazione sparsa sulle elezioni. E’ stato un errore derubricare la campagna per il voto utile a richiesta irrispettosa della libera scelta degli elettori. Il risultato di oggi è infatti il voto utile scattato per legge, laddove la volontà popolare non si è espressa chiaramente a favore di alcuno schieramento politico. Il premio di maggioranza alla Camera, assegnando il 55% dei seggi a Bersani a fronte di un 30% scarso di preferenze, ha di fatto cancellato la croce del 25% dei votanti per ridisegnarla su uno dei simboli della coalizione di centrosinistra (in primo luogo sul simbolo del Pd). Il voto utile perde di significato con una legge proporzionale pura, non con una legge fortemente bipolarizzante come il Porcellum. Di quel 25%, magari anche solo un quinto (magari proprio di quelli che oggi sono ex elettori di centrosinistra) avrebbe potuto reindirizzarsi per libera scelta se solo si fosse spiegato ancor più chiaramente che siamo ancora (anzi eravamo, perché nessuno si aspettava un risultato simile di Grillo) nella Seconda Repubblica. E forse il Porcellum sarebbe parso meno una legge truffa. E forse – qui leggano solo gli elettori che “Berlusconi mai più” – forse non avremmo rischiato di ritrovarci il Pdl in maggioranza assoluta alla Camera.
E’ stata un errore la salita in politica di Mario Monti. Questa considerazione non semplicemente alla luce dello scarso risultato ottenuto da Scelta Civica, ma per due altri ordini di ragioni. In primo luogo, la candidatura di Mario Monti ha servito su un piatto d’argento a Berlusconi la possibilità di fare campagna elettorale direttamente contro di lui, contro le sue politiche di rigore, contro l’IMU. Probabilmente il Cavaliere avrebbe fatto lo stesso se il premier, invece di spendersi in prima persona, avesse atteso di andare al Quirinale rimanendo fuori dalla contesa elettorale. Ma vogliamo mettere con quale maggiore forza Berlusconi ha potuto dare tutta la colpa della crisi al governo dei tecnici, trovandosi a tu per tu con Monti? Si noti che l’anticomunismo questa volta è stato un debole slogan, e che più di tutto ha potuto l’antimontismo.
La seconda ragione per considerare la salita in politica di Monti un errore è stata il fatto che abbia sottoposto al giudizio elettorale non solo la sua Agenda, sulla cui bontà si può discutere e anzi si è discusso in campagna elettorale, ma il suo operato, cioè le riforme che a detta (non solo) sua ci hanno salvato dalla catastrofe. Col risultato che, se un futuro governo pensasse di cancellarle, lo potrebbe fare in forza della sonora bocciatura che il popolo ha dato al professor Monti (un vero e proprio contrappasso, dal momento che il premier, neanche un anno fa, diceva di voler “educare gli italiani”). Inoltre, sempre in virtù della bocciatura della lista Monti, conviene chiedersi se non ci siamo bruciati la possibilità di un governo tecnico in caso di future emergenze. Con quale spirito il Presidente della Repubblica, oggi come fra qualche anno (sempre nella speranza non ve ne sia il bisogno), potrà nominare un esterno per risolvere crisi parlamentari, se il metro della popolarità di un governo tecnico non è più, appunto, quell’indice di popolarità che nessuno sa bene come viene calcolato, ma il sacro responso delle urne? Candidandosi, Monti non si è solo bruciato la possibilità di futuri incarichi istituzionali a Palazzo Chigi o al Quirinale, ma ha giocato male un asso che apparteneva all’Italia. Da oggi le emergenze andranno gestite in un’ottica più ordinaria, classicamente politica, come ad esempio il ritorno immediato alle urne.
E’ stata un errore l’intera campagna elettorale del Pd e di Bersani, condotta con la superbia di dirsi “l’Italia giusta”, balbettando modi di dire incomprensibili e soprattutto tacendo su qualsiasi benché minima proposta concreta. Prendiamo l’IMU. E’ vero che sull’IMU Bersani lottava contro un vero leone più che contro un giaguaro, ma non avrebbe potuto almeno dire con chiarezza in che cosa consisteva la sua proposta di rimodulazione dell’IMU? Esenzione totale sotto i 500 euro? Un meccanismo a gradini, per cui ad esempio tra 500 e 600 euro si sarebbe pagato solo la metà? Cos’altro? Bersani ha detto che “per serietà” non avrebbe fatto promesse ma parlato soltanto di politiche. Ma nessuno gli chiedeva chissà quale promessa: soltanto qualche proposta chiara e concreta (e ben comunicata) invece dei “vedremo”.
Infine, è stato il trionfo di Grillo. Se l’è meritato perché ha riempito le piazze. I partiti ora sono accerchiati: se si tornasse al voto col Porcellum, il rischio per loro è che Grillo li mandi davvero tutti a casa. L’unica (possibile) via d’uscita sembra quella di cambiare il prima possibile la legge elettorale e avviare un vero processo di rinnovamento interno (oggi più necessario a sinistra che a destra, a dire il vero). Ma qualunque cambio di legge elettorale non potrà che avvenire in direzione della Prima Repubblica, piuttosto che della Terza. Tornerà probabilmente la prassi degli accordi post-elettorali (che già oggi sono inevitabili, ma per un esito del voto eccezionale). La governabilità andrà sistematicamente ricercata nei corridoi del Parlamento. Tutto questo per sopravvivere. Altrimenti i partiti potranno solo spostare poco più avanti la data della resa dei conti finale.

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