La politica perfetta fotografia dell’Italia
Un Paese impaludato, incapace di fornire segnali di vita. La situazione politica è la sintesi pregnante dell’Italia. Esistono tre comparti talmente lontani da essere incomunicabili tra di loro: una sinistra che non vuole accettare il compromesso con i propri avversari, una destra che tenta di massimizzare il risultato e un movimento anti-sistema che, come tale, si pone come unico obiettivo l’abbattimento del sistema. Poi ci sono i “saggi”, figure al di sopra delle parti che dovrebbero creare un consenso quasi unanime. Ma in un Paese affannato, in totale crisi di identità, non riescono a emergere personalità unificanti. Anzi i nomi propinati emanano un odore stantio, provocando uno stato d’animo di frustrazione. Il ritratto sembra dunque abbastanza chiaro: la parola “stallo”, che riecheggia sui giornali e nelle discussioni tra comuni cittadini, è il simbolo dell’Italia contemporanea.
Giovani emigranti. La paralisi era peraltro ravvisabile nella vita reale, oltre che dai dati degli istituti ufficiali. I giovani sono senza lavoro e scappano all’estero con il senso di nausea verso la “patria” che li ha abbandonati al loro destino. Le ambizioni di un futuro radioso si sono rivelate un sorso di veleno, un’amarezza atrofizzante. L’apice del benessere individuale è per molti arrivato in piena gioventù, sotto l’ala protettiva del nucleo familiare, per poi flettere drammaticamente quando avrebbe dovuto realizzarsi la piena indipendenza. A 20 anni, insomma, si stava meglio che a 30 per la gran parte dei nostri “ragazzi”, sempre più destinati a restare “i figli di mezzo della storia”, come sosteneva un magistrale monologo del libro (e film) Fight Club. I giovani emigranti, che con un biglietto aereo low cost abbandonano l’Italia, sono l’istantanea perfetta della sconfitta. Di tutte le generazioni, anche quelle che in passato hanno pensato di aver vinto.
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