La cronaca nera come un romanzo criminale
La percezione di una città insicura è data anche dall’immagine che noi abbiamo di essa. E quest’ultima, spesso, viene pompata – positivamente o negativamente – dai media. Lo dimostrerebbe, ad esempio, un recente studio condotto dall’Eurispes in collaborazione con l’Università La Sapienza. Secondo quanto emerge dalla ricerca, “nel confronto con le città dell’Europa occidentale, Roma presenta un indice di delittuosità sugli omicidi cinque volte inferiore a Dublino, tre volte inferiore a Bruxelles, Amsterdam e Belfast e dimezzato rispetto a Berlino e Londra. Nel confronto con le aree asiatiche Roma mostra un indice di delittuosità inferiore persino a quello di Tokyo e Sidney”.
Roma è meno insicura di altri luoghi, nonostante negli ultimi anni sia stata dipinta nel suo romanzo criminale.
“Dal 2007 ad oggi – spiega lo studio – la cronaca nera è una presenza costante nei media italiani: la criminalità, detto in termini semplificati, ‘funziona’ sull’audience e prova diretta di questa circostanza è anche la frequenza nei palinsesti televisivi di contenuti polizieschi”.
L’Eurispes ha ripartito i risultati dello studio in questo modo: 1) a livello di sfondo, si registra una tendenza di lungo periodo – da parte del sistema di informazione di massa – a privilegiare la cronaca nera; 2) l’immagine della sicurezza – che emerge dall’analisi di un ampio dataset di 9.000 titoli (da sette quotidiani) nel periodo 2008-2011 – appare principalmente incentrata sulla criminalità, seguita dal degrado e dal tema dell’integrazione sociale. Lo stile comunicativo più frequente è quello del resoconto dei fatti; 3) lo stile “non meramente descrittivo” appare confermato dall’analisi lessicografica condotta – 872 articoli di cronaca nera dal 2008 al 2012 su sette quotidiani – che inquadra l’immagine del crimine a Roma fornita dai giornali. I reati maggiormente rappresentati nelle pagine locali sono quelli riferiti alla droga e ai furti, mentre nelle sezioni nazionali predominano gli stupri seguiti dagli omicidi; 4) un ulteriore approfondimento – condotto sui titoli di quasi 3.000 articoli della stampa nazionale (quattro quotidiani) nel periodo 2008-2012 – ha poi esplorato la compresenza fra temi legati alla sicurezza e l’attuale Amministrazione verificando che il dibattito sulla Sicurezza non può essere ridotto esclusivamente alla criminalità. Nell’agenda dei media il tema sicurezza si declina in relazione ad un insieme differenziato di bisogni e priorità: decoro urbano, nomadi, cortei, problematiche inerenti alla mobilità e al trasporto pubblico, conseguenze legate ai grandi eventi a rischio, emergenze metereologiche e alcol e movida, prostituzione e abusivismo; 5) il posizionamento dei diversi giornali nei confronti dei microtemi non è mai uguale. “Nonostante le ovvie differenze quantitative nello spazio dedicato dalle testate alle questioni trattate – entra nel dettaglio su quest’ultimo il rapporto –, in media circa tre quarti degli articoli sono collocati nelle pagine locali, che intessono la trama narrativa della sicurezza in relazione alla quotidianità della vita cittadina. Meno di una notizia su quattro finisce nelle pagine nazionali, e solo una volta su quarantacinque finisce in prima pagina”.
“Questo ‘scatto’ di visibilità – è perciò la conclusione – avviene quasi sempre in presenza di eventi particolarmente eclatanti e controversi (soprattutto crimini violenti ed efferati, scandali, scontri di piazza) che danno luogo a vere e proprie ondate di notizie, alimentando accesi dibattiti politici e reazioni dei cittadini fino a dar vita a veri e propri casi mediali”.