La grande coalizione, ovvero la guerra di posizione
Una guerra di posizione, anzi di posizionamento. Il “governissimo”, le larghe intese, la grossa coalizione, qualunque sia la definizione, apre una fase ancora più atipica rispetto all’epoca dei tecnici, quando Mario Monti era il deus ex machina della politica italiana. Partito democratico e Popolo delle libertà non condividono soltanto il tetto della maggioranza, ma siedono sulle stesse sedie nel Consiglio dei ministri. La “nuova” stagione, che in realtà ha il retrogusto amaro di un déjà vu democristiano, conduce i due partiti lungo il sentiero di una campagna elettorale “a bassa intensità” in cui prevarrà il tentativo di intestarsi i provvedimenti più popolari. All’inverso si cercherà di addossare le colpe agli alleati-avversari quando le leggi non incontrano un ampio consenso.
Capitolo Imu. Al primo giorno di governo è arrivata la prima polemica. Silvio Berlusconi ha lanciato il diktat: o cancellazione dell’Imu o muerte (dell’alleanza). Il leader del Pdl non intende rinunciare alla promessa che gli ha permesso un recupero miracoloso in campagna elettorale. L’abolizione dell’imposta sulla casa è un risultato che vuole portare a casa per rivendicarlo in futuro, quando (come ha già annunciato) sarà il candidato del centrodestra per la presidenza del Consiglio. La strategia pensata in via dell’Umiltà prevede la scrittura dell’agenda politica, dettando i tempi al Partito democratico che nel frattempo sarà impastoiato nel dibattito congressuale. Da amante del bel calcio, quindi, Berlusconi punta a un atteggiamento aggressivo e ringhioso verso gli avversari. Nella consapevolezza di avere l’arma atomica della minaccia di crisi. In un contesto che lo vede avvantaggiato rispetto a un Pd claudicante.
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