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Giornalismo online a caccia di like e followers

di Matteo Buttaroni

Typewriter close up shot, concept of Online NewsBasandosi sull’analisi di 56 pagine di Facebook (con sette milioni e mezzo di interazioni) e sui 38 profili Twitter (con quattro milioni di interazioni) dei quotidiani e delle testate online di news, Vincenzo Cosenza, social media strategist, ha potuto stabilire che in termini di “like” è quella di Fanpage.it la pagina più popolare su Facebook.
La classifica, presentata nel corso del Festival internazionale del giornalismo di Perugia, è così composta: al primo posto troviamo Fanpage.it con 1.410.612 “Mi Piace”, segue La Repubblica con 1.140.234 e il Fatto Quotidiano 897.236.
Appena sotto al podio troviamo al quarto posto la Gazzetta dello Sport con 857.848, al quinto Il Corriere della Sera con 778,084, al sesto Leggo con 268.362, al settimo l’Unità con 200.185, all’ottavo Il Sole 24 Ore con 182.906, al nono il Corriere dello Sport 175.357 e al decimo Tuttosport con 155,954 Like.
Per quanto riguarda Twitter, in testa alla classifica dei follower troviamo La Repubblica con 787.126, il secondo posto se lo aggiudica La Gazzetta dello Sport con 728.587 mentre il terzo il Fatto Quotidiano con 539.091 follower.
Giù dal podio troviamo in ordine il Corriere dello Sport, con 306.712; Il Corriere della Sera, con 275.744; Dagospia, 254.686; Tuttosport, 234.423; La Stampa, con 183.179; il Giornale, 168.636. Chiude la top ten il Sole 24 Ore con 167.034.
Tornando a Facebook, La Repubblica risulta essere leader per quanto riguarda le interazioni, cioè l’insieme dei like, dei commenti, delle condivisioni e dei post in bacheca lasciati dai fan. Fanpage sale invece al secondo posto per quanto riguarda la capacità di stimolazione delle condivisioni.
Una delle conclusioni dello studio è che “i giornali tendono a postare soprattutto link per rilanciare le notizie e contemporaneamente portare traffico al sito web. Le foto sono meno utilizzate, mentre nessuno usa gli album, i video, i sondaggi. Il paradosso – spiega Vincenzo Cosenza – è che, in realtà, le foto rappresentano il contenuto più coinvolgente”.
Secondo lo studio, risapetto allo scorso anno, “si nota una maggiore attenzione delle testate tradizionali ai social media e soprattutto a Facebook”, questo anche perché la Rete è oprmai diventata la fonte principale per la fruizione di informazione, e con la Rete ovviamente anche i social network.
Già tempo fa T-Mag, analizzando il rapporto Il futuro del giornalismo – Ping pong tra carta e Rete Notizie, aveva spiegato che l’84% di chi si collega alla Rete dichiara di farlo tre o più volte al giorno per cercare informazioni di attualità, di cultura, di politica, di economia e di ambiente.
L’indagine dava notevole risalto alla crescita di un tipo di domanda e alla contrazione di un’altra: sempre più internauti cercano notizie vere o verificate (+16% del campione), facili da trovare (+11%), utili e concrete (+11%). Al contraio perdono importanza la precisione e la documentazione (-16%), l’indipendenza da qualunque potere (-15%), l’assenza di censure o manipolazioni (-12%), la competenza e la professionalità (-12%), il confronto di più voci e tesi (-12%), la serietà e affidabilità (-11%) e il rispetto della dignità delle persone (-8%). Entrando nel particolare la carta stampata rimane vincente per la veridicità delle notizie, per la qualità della scrittura e soprattutto per la serietà e la precisione.
La stampa perde però per chiarezza, brevità e per l’aggiornamento. La televisione e la radio sono all’ultimo posto per quanto riguarda la qualità di testi, la concretezza, la serietà e l’affidabilità. E’ poi la volta di internet: per quanto riguarda aggiornamento delle notizie, possibilità di confronti, facilità di reperimento e soprattutto l’assenza di censure. Di contro ha però la scarsa veridicità delle notizie e il basso rispetto della dignità della persona.
I portali web di informazione sono utilizzati dal 33% degli italiani.
In un rapporto del Censis si legge che “il notevole sviluppo di Internet (sia del numero degli utenti, sia delle sue applicazioni, che ormai permeano ogni aspetto della nostra vita quotidiana), il web 2.0, i social network, la miniaturizzazione dei dispositivi hardware e la proliferazione delle connessioni mobili hanno esaltato il primato del soggetto. L’individuo si specchia nei media (ne è il contenuto) creati dall’individuo stesso (che ne è anche il produttore). Siamo noi stessi a costruirci i nostri palinsesti multimediali personali, tagliati su misura in base alle nostre esigenze e preferenze. E noi stessi realizziamo di continuo contenuti digitali che, grazie a internet, rendiamo disponibili in molti modi. L’autoproduzione di contenuti nell’ambiente web privilegia in massima parte l’esibizione del sé: l’utente è il contenuto. La diffusione delle app per smartphone e il cloud computing rafforzano la centratura sull’individuo del sistema mediatico. Le macchine diventano sempre più piccole e portatili, fino a costituire solo un’appendice della propria persona: un prolungamento che ne amplia le funzioni, ne potenzia le facoltà, ne facilita l’espressione e le relazioni, inaugurando così una fase nuova. È l’era biomediatica, in cui diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali”.

 

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