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Gli italiani e la patente a punti

di Mirko Spadoni

traffico_cittàIntrodotta nel luglio del 2003, la patente a punti sembra aver avuto gli effetti sperati: educare gli automobilisti italiani ad una guida più disciplinata.
Tutto ciò perché nel giro di quest’ultimo un decennio si è registrata una diminuzione delle infrazioni al Codice della Strada, una riduzione del numero degli incidenti e, soprattutto, un calo delle vittime della strada.
Ma andiamo ai dati e partiamo dal 2002, l’anno precedente quindi all’introduzione della patente a punti. Dal mese di gennaio al mese di dicembre del 2002, l’Istat denunciò 265.402 incidenti stradali, con 6.980 morti e 378.492 feriti. Nell’ultima rilevazione condotta, relativa al 2011, questi dati risultano essere notevolmente ridimensionati: 205.638 incidenti stradali con lesioni a persone, 3.860 le vittime, mentre i feriti ammontano a 292.019, con una diminuzione della mortalità di oltre il 46%.
Dati decisamente confortanti, che nonostante tutto restano però al di sopra della media europea e notevolmente più lontani da quelli registrati in molti paesi del Vecchio Continente, come Gran Bretagna, Germania, Svezia e Danimarca. Per questo motivo l’Aneis (Associazione nazionale esperti infortunistica stradale) invita a non abbassare la guardia, chiedendo l’introduzione di corsi periodici di aggiornamento per tutti i patentati, che molto spesso dimostrano “una gran confusione” sul tema delle norme di sicurezza stradale.
“Molti degli incidenti stradali – sottolinea infatti Luigi Cipriano, presidente dell’Aneis – sono, infatti, causati da distrazioni o comportamenti scorretti, seppur in buona fede”.
Una dichiarazione, quella di Cipriani, supportata dai dati raccolti in un sondaggio promosso dall’Aneis sul tema delle norme di sicurezza da rispettare in caso di pericolo o situazione avversa.
Una volta terminata la rilevazione “è emersa una gran confusione da parte degli automobilisti”, ha commentato Cipriano.
“Ad esempio – ha proseguito – è stato chiesto agli intervistati quale sia il limite di velocità da rispettare in autostrada in caso di pioggia e solo il 42% ha dato la risposta corretta, ovvero 110 km/h”.
Il 38% dei soggetti interpellati ha dichiarato di non sapere che le cinture di sicurezza sono obbligatorie per tutti i passeggeri del veicolo, su qualsiasi strada si transiti, mentre solo il 32% ha dichiarato di conoscere la distanza minima di 35 cm da mantenere tra il busto del guidatore e il volante, distanza necessaria a far sì che in caso di collisione gli airbag fuoriescano senza colpire il viso di chi è al volante.
Il 62% degli intervistati ha poi dichiarato di non essere a conoscenza delle limitazioni a cui è soggetto il volume della radio e degli apparecchi sonori a bordo del veicolo, ad esempio. Una norma quindi sconosciuta ai più, ma che in realtà “è fondamentale per una conduzione responsabile e sicura del veicolo”, ha fatto notare Cipriano.
Un volume nei limiti dei parametri fissati dal Codice della Strada (al di sotto quindi di 60 L/Aeq dB misurato a 10 cm dall’orecchio del guidatore con il microfono rivolto verso la sorgente e con il veicolo a portiere e finestrini chiusi) “evita – sottolinea il numero uno dell’Aneis – eccessive distrazioni al guidatore e gli consente di sentire in modo chiaro i rumori provenienti dall’esterno dell’abitacolo, ad esempio, la sirena di mezzi di soccorso o di forze dell’ordine, o anche eventuali avvisi vocali di pedoni che mettono in guardia il guidatore da imminenti pericoli”.
Ma tra tutti i dati raccolti dall’Aneis, uno in particolare desta una forte preoccupazione: il 93% degli automobilisti italiani non sa soccorrere efficacemente un ferito in incidente stradale.
Un dato preoccupante, dicevamo. Perché, come fa notare Cipriano, “circa la metà dei decessi in seguito a sinistri stradali avviene entro pochi minuti dall’incidente, quindi è fondamentale saper intervenire in questi casi con alcuni accorgimenti prima dell’arrivo del personale medico”.
Un problema a cui però è possibile porre rimedio, frequentando “periodicamente” corsi di guida sicura che prevedano anche una parte teorica per aggiornare sulle modifiche del codice della strada e le basi per un primo intervento di pronto soccorso. Questa, sostiene l’Aneis, “potrebbe essere una buona strada per abbattere il numero di sinistri e limitarne i danni e persone e cose”.

 

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