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Imu, il Pd: “Ridurre aliquota affitti a canone concordato”

Ridurre per legge dallo 0,76% allo 0,4% l’aliquota base per le case affittate a canone concordato (con la facoltà per i comuni di modificare in aumento o in diminuzione l’aliquota fino al 0,2%). Questa riduzione verrà poi finanziando con un leggero aumento dallo 0,76 allo 0,8 dell’aliquota base sulle abitazioni sfitte.
Ecco il contenuto di un disegno di legge depositato alla Camera dai deputati del Partito democratico, Antonio Misiani e Marco Causi.
La proposta è stata illustrata mercoledì nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Montecitorio.
A detta di Misiani e Causi, la loro “è una rimodulazione sollecitata da più parti che punta ad incentivare la diffusione del canone concordato”.
“Si tratta – hanno spiegato i due – di una proposta molto semplice e fattibile: vogliamo che la discussione sull’Imu si concentri anche sull’imposta sulle seconde case”.

 

1 Commento per “Imu, il Pd: “Ridurre aliquota affitti a canone concordato””

  1. Luigi

    Cari On.Misiani/Causi,
    plaudo alla Vs.iniziativa di legge alla quale propongo di aggiungere quella del ripristino della potestà regolamentare ai Comuni abrogata inspiegabilmente dal Governo Monti di considerare prima casa quella data in uso gratuito ai familiari riportando un importante articolo del Sig.Vincenzo Ruffini su Facebook che forse è passato inosservato,affinchè vi facciate interprete del problema che affligge tante famiglie italiane:
    “”Rinunciando ad introiti addizionali che sarebbero di grande aiuto economico, molte famiglie di pensionati o di persone vicine alla pensione mettono a disposizione dei propri figli con proprio nucleo familiare unità abitative, concedendole in comodato d’uso gratuito. Considerando la situazione economica del Paese e la difficoltà dei più giovani di trovare lavoro, i genitori come si sa costituiscono un aiuto essenziale e spesso si sostituiscono allo Stato nell’ ammortizzare tensioni sociali che potrebbero assumere livelli esplosivi. Fino allo scorso anno, l’ unità abitativa data in comodato d’uso ai propri figli, purchè ivi residenti anagraficamente, era considerata dal fisco quasi come abitazione principale. Con l’entrata dell’ IMU, ai fini di combattere gli abusi, queste unità abitative sono ora trattate come seconde case, essendo pertanto soggette alla imposizione più gravosa immaginabile. I genitori quindi, in aggiunta alla mancata entrata derivabile dalla possibile locazione a terzi, sono gravati da una maggiore tassazione.

    Si propone di studiare una maniera per ripristinare l’equiparazione ad abitazioni principali le seconde case messe a disposizione di parenti con proprio nucleo familiare, ovviamente introducendo strumenti per prevenire abusi ed evasioni. Tali strumenti possono essere individuati per esempio nella condizione che i beneficiari siano parenti di primo grado e residenti anagraficamente nella unità abitativa in parola e contestualmente:
    a) coniugati con o senza prole
    b) separati o divorziati con prole

    Aiutiamo la famiglia allargata.
    V. Ruffini””
    Lo strumento da adottare con provvedimento legislativo sopra prospettato potrebbe essere integrato e/o sostituito dalla semplificazione delle formalità per la costituzione di un diritto reale d’abitazione con semplice scrittura privata prevista dal codice civile ma non praticabile perchè il Comune richiede l’autentica dell’atto e la trascrizione che solo i notai possono fare sostenendo la spesa di €2.500/3.000 che in questo periodo di profonda crisi costituisce un vero salasso.Sarebbe una procedura per lo Stato a costo zero e darebbe una boccata d’ossigeno a quei giovani detti con dileggio BAMBOCCIONI che per esigenze economiche non riescono a staccarsi dal nucleo familiare d’origine.

    Scritto da: Luigi | 26/05/2013

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