Legge elettorale, la Cassazione boccia il premio di maggioranza: “Altera gli equilibri”
La Cassazione boccia il cosiddetto premio di maggioranza, previsto sia alla Camera che al Senato dall’attuale legge elettorale, disponendo inoltre l’immediata trasmissione degli atti alla Consulta. La Corte di Cassazione ha infatti definito “rilevanti e non manifestamente infondate”, in relazione alla Costituzione e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, “le questioni di legittimità” sollevate in un ricorso sulla legge elettorale.
“E’ dubbio – scrive la Cassazione – che l’opzione seguita dal legislatore costituisca il risultato di un bilanciamento ragionevole e costituzionalmente accettabile tra i diversi valori in gioco”.
La Corte di Cassazione (sentenza 12060) boccia soprattutto il premio di maggioranza: “Si tratta di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando (mediante una complessa modulazione delle soglie di accesso alle due Camere) il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano (con l’ulteriore conseguenza che l’attribuzione del premio, se era servita a favorire la formazione di un governo all’inizio della legislatura, potrebbe invece ostacolarla con riferimento ai governi successivi basati un coalizioni diverse); dall’altro esso provoca un’alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”. Da qui la sua manifesta “irragionevolezza” in base all’art. 3 della Costituzione nonché la lesione “dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica”.