In Italia la crisi ha distrutto il 15% del potenziale manifatturiero
Nel manifatturiero il numero di occupati è sceso di circa il 10% e “le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi”. A sostenerlo è il Centro Studi Confindustria secondo cui la caduta “ha già raggiunto le 539 mila persone” nel periodo di riferimento 2007-2012 e “rischia di superare” le 724 mila che furono nel periodo 1980-1985.
“L’Italia – spiega il Centro Studi della Confindustria – rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda”. In quattro anni, ad esempio, hanno chiuso 55 mila aziende.
“La crisi ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano. In Germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%), anche se con alta varianza settoriale. In condizioni analoghe a quelle italiane versano le industrie francesi e spagnole”. Tra i settori, la quota di cessazioni maggiori si è avuta nel farmaceutico, nel tessile, nella pelletteria e nell’abbigliamento. “Abbiamo perso il 15% della capacità produttiva – spiega il direttore del Centro Studi, Luca Paolazzi –. Questo significa che per tornare ai livelli pre-crisi non basta la ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo di capacita produttiva”. Secondo il rapporto, infine, “lo sviluppo industriale arriva solo se è perseguito con determinazione dalle politiche economiche”.