Il lavoro minorile nel mondo
La questione è di quelle delicate e che richiederebbe una maggiore attenzione: il lavoro minorile, che secondo l’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro) coinvolge in tutto il mondo circa 215 milioni tra bambini e adolescenti. Di questi, 115 milioni svolgono lavori altamente pericolosi.
E nella giornata di mercoledì, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, l’Ilo ha diffuso un rapporto per sensibilizzare l’opinione pubblica su un aspetto in particolare: il lavoro domestico. “Un fenomeno – riferisce l’Ilo – largamente diffuso e in costante aumento”. Secondo le stime diffuse mercoledì, sono almeno 15,5 milioni di bambini, per lo più femmine, ad “essere vittime di questa forma nascosta di sfruttamento, che comporta spesso anche abusi, rischi per la salute e violenze”.
Si tratta di bambini costretti a fare anche i lavori più pesanti, spesso malnutriti e umiliati, ha spiegato Constance Tommaso, direttore del Programma dell’Ilo per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC). Tommaso ha poi riferito che questo esercito di 15,5 milioni di bambini-domestici rappresenta il 5% del lavoro minorile nel mondo stimato in 305 milioni di minori, dai 5 ai 17 anni.
Sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto chiedere alle autorità competenti un maggior impegno nel contrasto a quanto accade in quasi tutte le parti del mondo, nessun Paese escluso.
In Italia, ad esempio, secondo una ricerca realizzata dall’Associazione Bruno Trentin e da Save the Children, sono 260.000 (ovvero più di 1 su 20) i minori sotto i 16 anni costretti a lavorare. In termini percentuali parliamo quindi del 5,2% del totale. Tra questi 260.000, sono 30.000 i 14-15enni a rischio di sfruttamento che fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avere neanche un piccolo spazio per il divertimento o mancare del riposo necessario.