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Sono oltre quattro milioni i residenti stranieri in Italia

immigrati1Sono oltre quattro milioni gli stranieri che nel 2012 risiedono in Italia. A questa componente radicata sul territorio si accompagnano anche presenze meno stabili dovute a migrazioni temporanee, stagionali, di passaggio o riconducibili ad emergenze internazionali. In ogni caso, anche considerando solo la componente più stabile della presenza, in dieci anni il numero di residenti stranieri è quasi triplicato: all’inizio del 2002 erano meno di un milione e 400 mila.
L’elevata eterogeneità delle provenienze è una delle caratteristiche principali dell’immigrazione straniera in Italia. In tempi recenti, tuttavia, è aumentato il peso relativo di alcune cittadinanze rispetto alle altre in un processo di convergenza verso modelli propri dei paesi tradizionalmente meta di immigrazione. Al 1° gennaio 1994 la struttura per cittadinanza degli stranieri residenti in Italia era particolarmente composita. Ci volevano ben dieci cittadinanze per arrivare solo al 50% dell’intera distribuzione. Al 1° gennaio 2011 ne sono sufficienti cinque: Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina.
Il sostanziale equilibrio tra i sessi è in realtà il risultato di evidenti squilibri all’interno delle singole cittadinanze. Solo considerando le prime cinque per numero di residenti, la percentuale di donne sul totale varia dal 44% registrato tra i marocchini all’80% rilevato tra le ucraine. Sbilanciata al maschile anche la collettività albanese (46% di donne) e seppur di poco quella cinese (48%). La comunità romena si caratterizza invece per una prevalenza di donne (55%).
Le caratteristiche degli stranieri sono cambiate nel tempo: nuove cittadinanze di origine si sono aggiunte a quelle tradizionali; l’immigrazione ha assunto un carattere sempre più familiare; è cresciuto il numero di minori stranieri (oltre 940mila). La struttura della popolazione straniera continua a essere molto giovane, specie se confrontata con quella italiana che è invece particolarmente “invecchiata”. La struttura per età degli stranieri ha infatti la forma di una piramide con base allargata per la presenza di numerosi bambini; mentre quella della popolazione italiana ha ormai perso da anni la forma tradizionale. Basta un confronto tra le età medie delle due popolazioni al Censimento 2011 per capire la differenza: 31 anni per gli stranieri, 44 per gli italiani.
Gli stranieri hanno comportamenti tipici di una popolazione giovane. Si sposano: nel 2011 il 4,2% dei matrimoni riguarda sposi entrambi stranieri mentre nel 13% dei casi si tratta di nozze con almeno uno sposo straniero. Fanno figli, contribuendo in maniera consistente alla fecondità registrata in Italia: nel 2011 oltre il 14% dei nati (circa 79 mila) ha entrambi i genitori stranieri. Se a questi si sommano anche i nati da coppie miste si ottengono 106 mila nati da almeno un genitore straniero (il 19,4% del totale delle nascite).
Anche se in generale il numero medio di figli per donna in Italia è in diminuzione – si attesta a 1,39 nel 2011- quello delle donne straniere (2,04 figli) resta superiore a quello delle italiane (1,30 figli).
I minori immigrati o figli di immigrati sono sempre di più e rappresentano una quota consistente sia della popolazione straniera e anche una percentuale non trascurabile della popolazione scolastica. In media nell’anno scolastico 2010/2011 sono stranieri più di otto alunni su cento. Ma nelle scuole elementari (9%) e in particolari aree del Paese (Piacenza, Prato, Mantova) la quota di alunni di cittadinanza straniera sul totale risulta molto più elevata.
I processi di inserimento nelle società di accoglienza per i ragazzi con background migratorio presentano elementi di complessità specifici che richiedono l’attenzione dei policy makers. Ad esempio nel 2010 è straniero quasi il 30% dei minori ospiti nei presidi residenziali socio-assistenziali in Italia.
Anche i percorsi degli adulti stranieri in Italia sono complessi: cresce al 36% la percentuale dei detenuti stranieri (era il 29% nel 2000). Tra i detenuti entrati in carcere dallo stato di libertà gli stranieri rappresentano il 43%. Un’altissima percentuale di stranieri si trova in carcere per i reati legati alla produzione e spaccio di stupefacenti (49,7%), seguono rapina e furto (entrambi 17,8%), lesioni (17%), violenza o resistenza a pubblico ufficiale (12,9%), violazioni delle leggi sull’immigrazione (9,6%), ricettazione (9,3%), violenza privata o minaccia (8,4%), omicidio (8,3%), falsità in atti e persone (6,7%), violenza sessuale (5,9%).
Nonostante la crisi e le difficoltà intrinseche di integrazione la presenza straniera si stabilizza sul territorio italiano, sono sempre di più gli stranieri che diventano nuovi cittadini: quasi 66 mila le acquisizioni di cittadinanza registrate solo nel 2010. Nel 2011 la crescita è rallentata (circa 56 mila acquisizioni), ma il valore resta comunque molto più alto rispetto al passato.
Il numero più elevato di acquisizioni si registra per residenza o matrimonio, ma sono sempre di più anche i minori che diventano italiani per trasmissione dai genitori della cittadinanza e coloro che, nati nel nostro Paese da genitori stranieri, decidono al diciottesimo anno di età di diventare italiani. Per questa particolare categoria le norme prevedono non solo il compimento dei diciotto anni, ma anche l’ininterrotta residenza in Italia dalla nascita.
Sulle norme che regolano l’accesso alla cittadinanza dei nati in Italia da genitori stranieri il dibattito è molto vivace. Cosa ne pensano gli italiani? Una larga maggioranza (oltre il 72% degli intervistati) è favorevole a considerare cittadini italiani dalla nascita i figli di immigrati nati nel nostro Paese.

(fonte: Istat)

 

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