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Siamo alle solite: l’Italia è un Paese razzista?

cecile_kyengeQuantificare un fenomeno come il razzismo non è impresa facile. Se ne parla ad ogni episodio di violenza, fisica o verbale, o in occasione di uscite poco felici in stile Calderoli, il quale domenica ha paragonato – scusandosi quasi subito – la ministra Kyenge ad un orango. Senza contare che poco prima, durante il medesimo comizio, l’aveva giudicata un ottimo ministro, sì, ma per il Congo.
La domanda che più si rivolge in questi casi è: l’Italia è un Paese razzista? La stessa Cécile Kyenge ha sempre risposto negativamente, nonostante mesi di insulti. Soprattutto dopo che ha fatto propria la battaglia per lo ius soli. Secondo uno studio condotto dall’Istat e diffuso nel luglio 2011, tanto per restare nel tema, il 72,1% degli italiani si dichiarava favorevole al riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. Addirittura il 91,4% si diceva d’accordo con l’ipotesi che gli immigrati che ne facciano richiesta ottengano la cittadinanza dopo alcuni anni di residenza regolare nel nostro Paese.
Letti in questo modo, i dati farebbero pensare ad un Paese, l’Italia, aperto e inclusivo. E sostanzialmente lo è, almeno in linea teorica. Per quanto riguarda l’inclusione scolastica, ad esempio, il 92,9% pensa che sia preferibile distribuire i migranti nelle varie classi. Questo anche perché (nel 60% delle risposte raccolte all’epoca dall’Istat) la presenza degli stranieri è da considerarsi positiva per il confronto tra le diverse culture. Cambia, e non di poco, la percezione rispetto al matrimonio. Solo il 30,4% degli intervistati esprimeva la convinzione per cui l’aumento di matrimoni e unioni miste fosse un fatto positivo. L’85% ammetteva una certa difficoltà ad accettare la possibilità di un’unione in matrimonio che coinvolgesse la propria figlia con un cittadino straniero, in particolare se di origine Rom o Sinti.
Tuttavia, dallo studio emergeva finanche un altro tipo di ammissione. Il 59,5% dei cittadini, infatti, affermava che nel nostro Paese gli immigrati sono trattati meno bene degli italiani. In particolare, l’inserimento nella nostra società veniva considerato “difficile” dall’80,8% e addirittura un 2,4% lo riteneva impossibile. Generalizzata appariva la condanna di comportamenti discriminatori: per la maggioranza degli intervistati non è affatto giustificabile prendere in giro uno studente (89,6%) o trattare meno bene un lavoratore (88,7%) “perché immigrato”.
Ma il 55,3% affermava che “nell’attribuzione degli alloggi popolari, a parità di requisiti, gli immigrati dovrebbero essere inseriti nella graduatoria dopo gli italiani”, mentre il 48,7% condivideva l’idea secondo la quale “in condizione di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli italiani” rispetto agli immigrati.
C’è infine una questione culturale e di immagine, che comunque non deve essere trascurata. Intervistata dal Corriere della Sera, la ministra Kyenge ha osservato come offese alla stregua di questa “risultino raddoppiate, triplicate. Diventano articoli sulla stampa estera, e sono tutti messaggi negativi per l’immagine dell’Italia”.

 

1 Commento per “Siamo alle solite: l’Italia è un Paese razzista?”

  1. Vi fornisco una rapida e concreta risposta: sì.

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