I percorsi di stabilizzazione degli stranieri in Italia
I percorsi di stabilizzazione degli stranieri sul nostro territorio rappresentano un aspetto interessante per lo studio dell’integrazione. La continuità della presenza in Italia è condizione, anche giuridico-legale, per avviare percorsi di radicamento che, passando per l’ottenimento di permessi di soggiorno a tempo indeterminato, possono portare nel tempo all’acquisizione della cittadinanza italiana.
Il 68,2% dei cittadini non comunitari entrati nel 2007 risulta avere ancora un permesso valido nel 2013. Particolarmente stabili sono coloro che provengono dalla Moldova e dall’Ucraina, paesi per i quali la quota si colloca intorno all’80%. Anche la Cina presenta un’elevata percentuale di persone che a distanza di cinque anni restano nel nostro Paese (78,8%) In linea con quanto emerso anche per i soggiorni di lungo periodo, i Filippini appaiono come una collettività più instabile sul territorio, con tassi di permanenza (61,9%) in Italia inferiori alla media (68,2%). Si tratta di una collettività da anni presente sul nostro territorio, per la quale è, però, continuo il ricambio.
In generale, le donne hanno una maggiore propensione a restare nel nostro Paese; solo nel caso
delle Filippine la quota di donne ancora presenti in Italia è leggermente più bassa di quella rilevata tra gli uomini.
Diversa è anche la propensione a prendere un permesso di soggiorno di lungo periodo registrata per le diverse cittadinanze appartenenti alla coorte di ingressi del 2007. Per la maggior parte delle collettività la quota di permessi con scadenza convertiti in permessi di lungo-periodo supera il 20% e sfiora il 30% per Albania (29,7%), Tunisia (28,7%) ed Egitto (27,9%). Resta invece sotto il 10% per Cina (5,7%) e Filippine (8,8%). Tuttavia, mentre, per i Filippini la quota contenuta di permessi con scadenza convertiti in permessi di lungo periodo si sposa con una generale “instabilità” sul territorio, per i Cinesi, anche a fronte, di una elevata quota di persone che permangono nel nostro Paese si riscontra una contenuta propensione a prendere un permesso senza scadenza.
In generale le donne entrate nel 2007 mostrano una propensione a richiedere un soggiorno di lungo periodo maggiore degli uomini: 29,4% rispetto al 14,5%. Questa evidenza è riconducibile ampiamente al fatto che, nel breve periodo considerato, solo l’11,5% dei nuovi permessi rilasciati per lavoro nel 2007 sono diventati permessi di lungo periodo, mentre la trasformazione ha riguardato oltre il 52,9% dei permessi concessi per famiglia. Nel breve arco di tempo considerato è, infatti, più facile che siano riusciti a convertire il permesso coloro che sono a seguito di un familiare residente in Italia da più lungo tempo e che trasmette loro la possibilità di avere un permesso di lungo periodo. Le donne in questo sono, quindi, risultate “favorite”.
La lettura per coorte dei dati, a differenza di quanto avviene con una lettura trasversale consente di comprendere come la propensione ad acquisire un permesso di soggiorno di lungo periodo da parte della collettività ucraina e dei cittadini della Moldova sia nettamente superiore a quella registrata per cinesi e filippini. Se infatti si considerano le differenti cittadinanze a parità di anno di ingresso, depurando quindi la lettura del dato dall’effetto della diversa durata media della presenza delle collettività sul territorio, si mette in luce come i cittadini dell’Est Europa appaiano interessati all’acquisizione di un permesso di lungo periodo in misura maggiore rispetto ad altre collettività.
(fonte: Istat)