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Il lavoro resta la priorità per il Paese

di Fabio Germani

giovani_lavoro_disoccupazioneIl tasso di disoccupazione a giugno si attesta in Italia al 12,1%, in linea con la media dell’eurozona. Quella giovanile (15-24 anni) è pari al 39,1% in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,6 punti nel confronto tendenziale. Questi i dati facilmente reperibili. C’è poi una mole di lavoro sommerso, non censito ufficialmente, che ha un costo non indifferente. Sebbene i dati raccolti dalla Cgia di Mestre facciano riferimento al 2011, il quadro che emerge è in ogni caso interessante perché include i temi più in voga in periodo di crisi, dalle tutele sociali all’evasione fiscale. Sarebbero quasi tre milioni, avverte la Cgia, i lavoratori in nero presenti in Italia. “Con le loro prestazioni – spiega il centro studi – questi lavoratori ‘producono’ 102,5 miliardi di Pil irregolare all’anno (pari al 6,5% del Pil nazionale), sottraendo alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito”. A livello territoriale, viene inoltre sottolineato, la regione più colpita è la Calabria, dove l’incidenza del valore aggiunto da lavoro irregolare su quello regolare è pari al 18,6%. Ma in generale si tratta di un problema endemico del Mezzogiorno. Poco meno della metà (19,2 miliardi su 43,7) del gettito potenzialmente evaso – avverte la Cgia – è in capo alle regioni del Sud.
Una possibile soluzione, almeno in parte, fu proposta su queste pagine dal professore di Diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano, Maurizio Dal Conte. “Si potrebbe applicare un’aliquota secca contributiva al 10% per i giovani. La misura avrebbe dei costi nell’immediato, ma può ripagarsi nell’arco di due anni contrastando il lavoro nero. Tra il 2009 e il 2011 – osservò in quell’occasione il professore – sono ‘scomparsi’ 200 mila giovani contribuenti provocando un’ingente perdita fiscale”.
Il governo non ha mai nascosto l’intenzione di intervenire sulla riforma del mercato del lavoro che porta la firma dell’ex ministra Elsa Fornero (“È stata disegnata in modo molto coerente per una economia in crescita, ma può avere problemi per un’economia in recessione. Bisogna capire cosa modificare, ma il mercato del lavoro ha bisogno di stabilità delle regole. Occorre rimettere in movimento interi settori economici fiaccati dalla peggiore crisi economica della storia del nostro Paese”, fu l’analisi dell’attuale ministro Enrico Giovannini a poche settimane dall’insediamento). Tra le priorità individuate gli interventi atti a stimolare la crescita dell’occupazione e il reimpiego dei disoccupati oltre a quelli più specifici per i giovani, il potenziamento delle politiche attive e di quelle sociali allo scopo, in quest’ultimo caso, di diminuire la povertà assoluta e aumentare l’inclusione sociale. Non va dimenticato che in Italia, nel 2012, ammontano a tre milioni e 232 mila le famiglie in condizione di povertà relativa per un totale di nove milioni e 563 mila persone. Vale a dire il 15,8% dell’intera popolazione.

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