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Come cambia il turismo con la crisi

turismo_vacanze_crisiNel prossimo weekend dovrebbe verificarsi il primo esodo estivo. Le città si svuoteranno e gran parte degli italiani andrà in vacanza. Ma dove saranno diretti? Alloggeranno in strutture o in case di famiglia? Non sono domande banali: il turismo è per il nostro Paese un settore trainante (con ampi margini di crescita), ma nel 2011 – causa crisi economica – ha registrato una battuta d’arresto non indifferente. In che modo, dunque, le contingenze economiche hanno stravolto le abitudini dei vacanzieri? Il periodo 2009-2012 – spiega il Rapporto annuale 2013 dell’Istat – è stato caratterizzato da una consistente flessione della domanda di turismo espressa dalle famiglie residenti, in decisa controtendenza rispetto alla dinamica degli anni precedenti. Il numero di viaggi effettuati dai residenti è costantemente aumentato dal 2004 al 2008, trainato dalla crescita del segmento leisure. Nel 2008 i viaggi hanno raggiunto il picco massimo di numerosità, sfiorando, in valore, la quota di 123 milioni. Alla crescita ha contribuito il rilevante incremento delle vacanze brevi, che, per la prima volta, superavano quelle lunghe fino a rappresentare il 52,3 per cento del totale. Anche il segmento business, pur con andamenti altalenanti, si è espanso progressivamente, arrivando nel 2008 a superare i 16 milioni di viaggi. Poi? Il trend di crescita della domanda turistica – si legge ancora nel Rapporto – si è invertito a partire dal 2009, quando sono emersi contemporaneamente un forte calo del numero di viaggi (-7,2 per cento) e una riduzione della quota di persone che mediamente viaggiano in un trimestre (dal 30,4 per cento nel 2008 al 28 per cento nel 2009). La crisi ha influito diversamente sulla domanda di turismo delle diverse aree del Paese, accentuando le differenze già esistenti nella propensione a viaggiare. Nel 2012, e in tutti i trimestri dell’anno, le famiglie dichiarano il motivo economico come la causa principale della mancata fruizione di periodi di vacanza, con aumenti dell’incidenza rispetto al 2008 compresi tra 5 e 11 punti percentuali a seconda del periodo dell’anno. La durata media delle vacanze lunghe nel trimestre estivo continua a ridursi, seppure in misura contenuta (da 12,6 notti nel 2008 a 12,3 nel 2012), essendo già molto diminuita negli anni precedenti (nel 2006 aveva raggiunto il valore massimo di 13,9 notti).
Il segmento leisure, che prima si era rivelato particolarmente fortunato, è ora il più colpito dalla crisi: si viaggia meno per motivi di piacere, svago o vacanza (oltre 22 milioni di viaggi in meno tra il 2008 e il 2012), ma soprattutto vengono drasticamente ridotte le visite a parenti/amici (circa 15,4 milioni di viaggi in meno, pari a un calo del 46,5 per cento), che, nel caso delle vacanze più brevi, si dimezzano. Anche i viaggi per motivi religiosi/pellegrinaggi perdono oltre il 30 per cento tra il 2008 e il 2012, mentre solo particolari forme di turismo “di nicchia”, quali i trattamenti di salute/cure termali, non subiscono variazioni significative, risultando molto meno influenzati dalla crisi economica.
Le destinazioni nazionali risultano maggiormente colpite dalla crisi, con una caduta del 39,4 per cento dei viaggi, rispetto al calo del 18,2 per cento registrato per le mete estere. Tra il 2008 e il 2012, le vacanze in Italia diminuiscono di quasi 36 milioni, con una contrazione a cui contribuiscono per i due terzi le vacanze brevi. La riduzione delle vacanze all’estero risulta minore (-14,6 per cento) e ciò è dovuto probabilmente sia all’aumento dei voli low cost che a segmenti di mercato autoselezionati che tradizionalmente scelgono le mete estere. Tra il 2008 e il 2012 non sono cambiate sostanzialmente le destinazioni estere, risultano tuttavia in aumento i viaggi verso mete più economiche come la Spagna e la Croazia.

 

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