E’ caos scuola. Sindacati e studenti in piazza contro il Governo
Tra tre settimane i sette milioni e 800mila alunni italiani torneranno a scuola ma prima rischiano di trovarsi in piazza insieme ai sindacati per protestare contro il governo. L’esecutivo è infatti accusato di non fornire le risposte necessarie alle esigenze della scuola.
“Dopo anni di svalutazione del sistema scolastico italiano – si legge in una nota della Rete degli Studenti -, di tagli trasversali che hanno messo in ginocchio le nostre scuole e che hanno portato ai dati allarmanti che caratterizzano il nostro Paese, fanalino di coda in tutte le classifiche Europee per dispersione scolastica, edilizia scolastica, diritto allo studio; oggi ci troviamo davanti un altro Governo che non vede la scuola, l’università e la ricerca come priorità assoluta per uscire dalla crisi e rilanciare un nuovo modello di sviluppo.
Il Premier Letta ha dichiarato di non volere un autunno caldo ma di riconciliazione. Noi crediamo che l’unica riconciliazione credibile sia quella della politica e del Paese con i giovani e le giovani che per anni hanno pagato e stanno ancora pagando i costi più alti di questa crisi. E’ evidente che non è questa la priorità.
Per questo saremo in piazza: da anni difendiamo le nostre scuole dagli attacchi di chi vuole smantellare l’idea costituzionale di istruzione pubblica e accessibile a tutti, da anni elaboriamo proposte alternative per costruire una scuola accessibile, aperta, inclusiva, da anni non veniamo ascoltati”.
“Gli studenti italiani – spiega Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti – pretendono una scuola completamente diversa da quella attuale. Sogniamo un modello di scuola inclusivo, capace di garantire competenze di cittadinanza. Il nostro paese ha un ritardo abissale. Crediamo che il modello scolastico italiano sia superato e vada ripensato perché possa essere alla base di un nuovo modello di sviluppo nazionale che metta al centro la conoscenza”
Sembra infatti che, in metà delle regioni italiane, mancheranno molti insegnanti.
“La norma – spiega il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo – impone ai provveditorati di effettuare tutte le nomine del personale entro il 31 agosto. Ma non abbiamo ancora avuto notizia di immissioni in ruolo. E la situazione rischia di essere ancora più grave per i supplenti, che mancheranno a migliaia”.
Basti pensare che lo scorso anno ad un mese dall’inizio dell’anno accademico rimanevano ancora scoperte 24mila cattedre. Ben il 32% delle supplenze assegnate all’inizio dell’anno.
“Quest’anno – rincara la dose Pantaleo – ci saranno più classi scoperte dello scorso anno, più precari senza contratto e più caos negli uffici scolastici periferici costretti a fare le operazioni in tempi strettissimi” e “in alcune classi potrà addirittura capitare che manchino contemporaneamente anche più insegnanti”, aggiunge il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna.
Intervistata su Rai Uno il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha però assicurato: “Proprio oggi comunicheremo l’assunzione di 11.278 docenti, la situazione nella scuola è sotto controllo. Il problema vero è che in passato la scuola è stata usata come portafoglio da cui estrarre banconote per pagare altre spese pubbliche. Nella scuola c’è un organico di diritto inferiore alle esigenze di fatto. La strada è stabilizzare e fare un migliore dimensionamento dell’organico che davvero serve alla scuola”