Quando l’amore è una condanna: il caso russo
Le decisioni di Putin in merito alla questione gay non finiscono mai di suscitare sdegno e proteste. L’ultimo episodio di aspra critica risale a mercoledì, quando un giornalista americano, James Kirchick, invitato dall’emittente russa pro-Putin Russia Today a parlare del processo Bradley-Manning (soldato statunitense condannato a 35 anni di carcere per aver passato a Wikileaks documenti riservati), ha interrotto il dibattito sull’argomento e ha espresso tutto il suo disprezzo per le leggi russe omofobe indossando in segno di protesta due bretelle color arcobaleno. Risultato: dopo vari incitamenti da parte dei giornalisti ad attenersi all’argomento trattato, il collegamento è stato bruscamente interrotto.
Quest’ultima protesta non è però l’unica: ci sono stati infatti diversi episodi in tutto il mondo che hanno voluto appoggiare la causa gay russa. Non è da meno il nostro Paese, dove il Gay Village di Roma, un evento estivo che ha ormai sede nella Capitale da diversi anni, ha deciso di boicottare la vodka russa e ha fatto di queste leggi discutibili un argomento di dibattito, proiettando anche foto di alcuni soprusi sugli omosessuali da parte di gruppi russi neo-nazisti organizzati. Infatti, mentre nella maggior parte dei Paesi l’omofobia è un reato, in Russia le nuovi leggi sotto il governo Putin non condannano questa grave forma di intolleranza: sono comparsi su youtube video e foto di russi naziskin che umiliano i gay nei modi più disgustosi possibili, urinando addosso ai malcapitati, legandoli e picchiandoli.
Il piano di questi omofobi è più o meno così: il gruppo si finge in chat un uomo adulto desideroso di un incontro amoroso omosessuale, e quando un ragazzo abbocca all’amo, viene fissato un appuntamento. Ma ad attenderlo non c’è amore, solo intolleranza e orribili maltrattamenti.
Anche le pop-star Madonna e Lady Gaga si sono schierate in prima fila per sostenere la comunità gay russa, mentre due atlete svedesi, durante i mondiali di atletica a Mosca, hanno preso parte alla protesta sfoggiando le unghie dipinte ad arcobaleno, simbolo dei movimenti gay.
Quello che succede in Russia ha fatto scalpore, certo, ma non è l’unico Stato dove l’omosessualità è considerata un reato, purtroppo. In Iran le leggi musulmane permettono ancora barbarie quali impiccagioni o lapidazioni per rapporti sodomiti consensuali tra persone dello stesso sesso. Nel 2005 l’impiccagione di due ragazzi di appena 16 anni, condannati a morte perché innamorati, ne è un esempio lampante.
E’ inquietante ed altresì scioccante, vedere come in un mondo che dovrebbe avere ormai una certa apertura mentale il fanatismo politico-religioso continui a permettere violenze e omicidi su persone che hanno come unica colpa quella di amare.
L’amore non dovrebbe mai essere considerato reato.
Viene quasi da chiedersi se siamo davvero nel 2013.