Il diario del Festival di Venezia/1
Apre i battenti la settantesima edizione della mostra d’arte cinematografica di Venezia, edizione importante non solo per la kermesse giunta a un significativo anniversario ma anche per il direttore Alberto Barbera al suo secondo anno in plancia di comando, impegnato a confermare i buon auspici vistosi nella scorsa edizione ed costretto ormai ad emanciparsi e distaccarsi dal ricordo delle mostre mülleriane.
Il programma si apre con due film fuori concorso, il primo è Gravity di Alfonso Cuaròn che porta sul red carpet lidense una star hollywoodiana ormai di casa nel bel paese, ovviamente si tratta di George Clooney. Il quale però, in questa pellicola cede lo scettro di protagonista a Sandra Bullock, nei panni di una scienziata per la prima volta nello spazio. Roboanti scene catastrofico spaziali e tensioni “stellari” non salvano il film dalla noia, il quale risulta freddo come il ghiaccio sulle tute degli astronauti. Probabilmente il concentrarsi troppo sugli aspetti tecnici e spettacolari del film, il tutto esaltato dalle tre dimensioni, non salva la pellicola anzi la soffoca definitivamente trasformandola in una specie di giostra.
Il secondo film presentato fuori concorso é un progetto speciale per festeggiare i settant’anni della mostra. Venezia 70 Future roloaded , questo il titolo, é un’opera collettiva di settanta registi che hanno contribuito con un corto tra i 60 e i 90 secondi. Tema centrale il cinema e il suo futuro. Si passa da autori affermati e spesso Incoronati qui in laguna ( come Bertolucci, Kiarostami, Kim Ki-Duk, Egoyam, Tsukamoto, Weerasethakul ecc.ecc.) ad altri più giovani o meno conosciuti. Il film ovviamente risulta frammentario e difficile, purtroppo bisogna affermare che sono pochi i corti profondamente riusciti. Sembra che l’unica cosa che unisca i registi sia l’ossessione (o terrore) degli smartphone.
Dando uno sguardo alle sezioni parallele, Orizzonti viene aperto da un film storico tedesco Wolfschildren. Il film ci illustra le vicende di un gruppo di orfani alla fine della seconda guerra mondiale nella Prussia orientale (l’attuale Lituania), i cosiddetti Wolfzkinder. La pellicola seppur fredda risulta godibile e interessante aprendo uno squarcio su un avvenimento storico poco conosciuto. Una nota di merito per la fotografia in grado di immortalare paesaggi che trasportano la vicende in un’ambiente da fiaba bucolica.
Domani, nella seconda giornata della mostra inizia il concorso con ben tre film di cui uno italiano. Si tratta del debutto alla regia cinematografica di Emma Dante che passa dal palcoscenico al set.