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Cresce l’Eurozona, ma non l’Italia

crisi economicaSecondo quanto riporta il bollettino Interim Economic Assessment dell’Ocse, l’Eurozona sta registrando una debole ripresa. Tuttavia resta debole anche la crescita globale all’interno delle economie avanzate il “ribilanciamento tra Paesi in deficit e in surplus resta incompleto”.
Secondo l’Organizzazione non è ancora stata stabilmente costituita una ripresa sostenibile e restano quindi importanti rischi. E’ proprio per questo, avvisa l’Ocse, che si ritiene “necessario continuare a sostenere la domanda, anche attraverso politiche monetarie non convenzionali, per minimizzare il rischio che la ripresa deragli”.
L’Eurozona resta quindi vulnerabile per le nuove tensioni finanziarie, sul comparto bancario e su quello del debito pubblico.
Nel Rapporto si legge che molte banche dell’Eurozona sono sotto capitalizzate e appesantite dalle sofferenze e “i recenti progressi fatti verso una supervisione comune e i nuovi accordi potranno sì aiutare, ma serviranno comunque misure che garantiscano la credibilità degli stress test previsti per l’anno prossimo oltre ad accordi per mettere a disposizione un adeguato sostegno finanziario che compensi gli ammanchi di capitale delle banche”.
Veniamo ora alll’Italia: il nostro paese, nel 2013, sarà l’unico del G7 a restare in recessione. Perl’anno corrente infatti l’Ocse prevde un calo del Pil italiano dell’1,8%. Al contrario Francia e Germania nel 2013 avanzeranno rispettivamente dello 0,3% e dello 0,7%. Indietro rispetto al +1,5% della Gran Bretagna, al 1,6% del Giappone, all’1,7% degli Stati Uniti, al ben +2% del Canada e al +7,4% della Cina.
Rimanendo nella parentesi italiana il ministero di Economia e finanza ha diffuso i dati relativi al fabbisogno statale: “Nel mese di agosto 2013 – si legge nella nota del Mef – si è realizzato un fabbisogno del settore statale pari, in via provvisoria, a circa 9.200 milioni, che si confronta con un fabbisogno di 5.986 milioni del mese di agosto 2012”.
“Il peggioramento – spiega il ministero – riflette sia la diversa platea dei contribuenti interessati allo slittamento delle scadenze fiscali, sia un’accelerazione della dinamica dei prelievi delle amministrazione pubbliche, anche in relazione al pagamento dei debiti pregressi. Nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente si evidenziano, tra l’altro, maggiori prelievi da parte degli enti previdenziali.
Ai fini di un confronto omogeneo si ritiene utile prendere in considerazione le risultanze relative al trimestre giugno-luglio-agosto 2013 con quelle dello stesso periodo del 2012. Il trimestre 2013 ha fatto registrare un fabbisogno pari a circa 3.900 milioni, rispetto ad un avanzo di circa 1.600 milioni che si e’ avuto nei tre mesi dello scorso anno. Fra le principali determinanti dello scostamento si segnalano maggiori entrate fiscali da delega unica per circa 1.500 milioni; maggiori tiraggi per circa 4.000 milioni da parte degli enti esterni al settore statale, destinati per la gran parte al pagamento dei debiti pregressi, di cui 1.800 milioni quali anticipazioni della Cassa depositi e prestiti a valere su fondi statali e maggiori rimborsi fiscali per circa 500 milioni (a tutto agosto +3.100 milioni).

 

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