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Spiegare il Financial Fair Play

Intervista a Claudio Sottoriva, professore aggregato di Metodologie e determinazioni quantitative d'azienda all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
di Mirko Spadoni

michel_platini_fair_play_finanziarioPer partecipare alla Champions o all’Europa League non basta conquistare sul campo la qualificazione al torneo. Non è sufficiente avere la licenza UEFA. Serve altro: è necessario avere un bilancio economico e finanziario in ordine, ad esempio.
A tal fine dal settembre del 2009, il massimo organismo calcistico europeo (la UEFA) ha introdotto il cosiddetto Financial Fair Play (FFP), un insieme di regole che hanno un obiettivo ambizioso: rendere il calcio continentale più sostenibile dal punto di vista economico e finanziario.
Come? Introducendo una più rigorosa disciplina nella gestione finanziaria ed economica dei singoli club, raggiungendo una riduzione della pressione su salari e quote di ingaggio e imponendo un più attento monitoraggio dei debiti. Insomma, la UEFA e il suo presidente (Michel Platini) pretendono che le società di calcio siano più oculate nella gestione così come farebbe una qualsiasi altra impresa.
Per troppi anni, infatti, i club hanno speso senza tener conto delle effettive disponibilità economiche e dell’impatto dell’indebitamento sui propri bilanci futuri. I bilanci in rosso sono così diventati sempre più numerosi e la situazione generale era diventata insostenibile. Serviva cambiare e la UEFA lo ha fatto.
Dal 2009, il Fair Play Finanziario ha già interessato diversi club, che hanno dovuto confrontarsi con la normativa dell’UEFA: il Malaga, l’Hajduk Spalato, il Partizan di Belgrado, il Vojvodina, l’Arsenal di Kiev, il Lech Poznan, il Rapid e la Dinamo di Bucarest. Staremo a vedere come tali società e le altre società delle singole Federazioni verranno analizzate dall’UEFA. Ora possiamo solo attendere la valutazione dei bilanci, che verrà condotta nel 2013-’14 e interesserà gli esercizi 2012 e 2013.
Per capirne qualcosa di più, T-Mag ha contattato Claudio Sottoriva, professore aggregato di Metodologie e determinazioni quantitative d’azienda presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore – assieme a Paolo Lenzi – del libro L’applicazione del Financial Fair Play alle società di calcio professionistiche (Aracne editrice, Roma).
“Il testo che abbiamo pubblicato – spiega Sottoriva – nasce con lo scopo di portare all’attenzione dei diversi soggetti interessati le regole che riguardano tutte le squadre che intendono partecipare alle competizioni gestite dalla Uefa. Cos’è il Financial Fair Play? Sostanzialmente si tratta di un insieme articolato di norme, ripartite in vari argomenti che disciplinano la gestione complessiva di un football club. Nel nostro contributo pubblicato a luglio di quest’anno (il primo in Italia che analizza la concreta applicazione delle regole UEFA), abbiamo affrontato le norme attinenti alla rappresentazione dei valori nel bilancio della società di calcio e finalizzate alla verifica del rispetto (o del non rispetto) da parte delle società di calcio delle normative previste dal regulator europeo”.
Nel corso del loro lavoro, Sottoriva e Lenzi sono riusciti così a capire e ad individuare chi è già riuscito a rispettare tutti gli impegni imposti dalla UEFA e chi no sulla base di alcune simulazioni dagli stessi effettuate. “Basandoci sui documenti di bilancio pubblicamente disponibili, abbiamo fatto alcune simulazioni applicative – spiega Sottoriva – abbiamo utilizzato questi dati e li abbiamo implementati in alcuni prospetti di calcolo appositamente da noi predisposti in stretta aderenza alle indicazioni contenute nelle regulations previste dall’UEFA. Il nostro scopo era quello di vedere se le regole fossero o non fossero rispettate facendo riferimento agli stessi dati contabili trasmessi dalle singole società all’UEFA per il tramite delle singole Federazioni. Come dato di sintesi, abbiamo visto che – nel paniere di società che abbiamo selezionato e con i dati di bilancio disponibili riferiti o 30 giugno 2012 o 31 dicembre 2012 – ad esempio, la S.S. Lazio risultava rispettosa integralmente dei parametri. Abbiamo poi esteso l’analisi (oltre alla Lazio, al Milan, alla Juventus, alla Fiorentina, etc.) ad altre società europee, quali il Borussia Dortmund o l’Arsenal. Per quanto riguarda le altre società italiane abbiamo visto un tendenziale avvicinamento al pieno rispetto di questi parametri da parte del Milan e della Juve (rammentiamo che l’AC Milan S.p.A. chiude il proprio bilancio al 31 dicembre mentre la Juve al 30 giugno)”.
“Bisogna poi fare alcune premesse – prosegue il prof. Sottoriva – l’obiettivo del fair play finanziario (impropriamente detto finanziario, perché in realtà le UEFA regulations disciplinano non solo aspetti finanziari ma anche aspetti economici e patrimoniali, oltre a quelli, come detto, sportivi, legali ed infrastrutturali) è un insieme di regole che riguardano l’aspetto complessivo della gestione di una società di calcio e, quindi, anche la dinamica patrimoniale ed economica delle singole operazione di gestione. In sostanza, la UEFA ha individuato questi parametri e li ha resi obbligatori per i club che intendono partecipare alle competizioni europee con l’obiettivo non tanto di migliorare i risultati contabili quanto di migliorare la gestione dell’azienda calcistica, onde evitare la possibilità di fallimenti delle società che potrebbero avere effetti destabilizzanti sulle competizioni europee.
Tuttavia – puntualizza il Professore – l’implementazione dei singoli parametri dipende dal contesto normativo e giuridico di riferimento della realtà indagata.
Mi spiego meglio: non tutte le società di calcio adottano i principi contabili internazionali per predisporre i bilanci (a cui, invece, implicitamente fanno riferimento le norme UEFA). Inoltre, non tutte le società adottano – nei singoli ordinamenti nazionali – le stesse regole di contabilizzazione e di valutazione. Quindi uno dei primi passaggi che dovrebbe essere fatto dalle singole federazioni nazionali dovrebbe essere quello di – suggerisce Sottoriva – omogeneizzare l’applicazione delle regole e renderle maggiormente vincolanti. In Italia, Juve, Roma e Lazio – che sono società quotate in borsa – adottano i principi contabili internazionali e, quindi, fanno riferimento ad un insieme di regole di costruzione delle sintesi contabili di esercizio (i loro bilanci annuali), che in parte differiscono dagli altri canoni contabili che devono adottare tutte le altre società di calcio non quotate: penso al Milan, all’Inter, al Napoli e così via”.
Attraverso l’applicazione delle norme previste, la UEFA riuscirà davvero a centrare gli obiettivi che si è preposta? “Dare un giudizio sull’impatto che il rispetto rigoroso delle regole FFP UEFA è un po’ difficile”, sostiene Sottoriva. “Soprattutto perché – spiega – ad oggi non sono ancora noti i risultati dell’applicazione delle regole UEFA sui bilanci trasmessi dalle società a luglio 2013. E’ immaginabile che nel futuro – fino a quando l’insieme delle regole entrerà a pieno regime – probabilmente ci sarà opportunamente un’applicazione progressiva delle sanzioni previste in caso di non rispetto delle regole”.
“La sanzione più pesante è costituita dalla mancata partecipazione alle competizioni UEFA. Ma ci sono anche altre possibili sanzioni: ad esempio, il trasferimento milionario di un giocatore da una società a un’altra, che potrebbe comportare per il club il superamento di uno o più dei parametri rilevanti al fine del rispetto del FFP, potrebbe essere punito con l’impossibilità di schierare il calciatore in campo”.
Gli obiettivi sono ambiziosi, ma cosa chiede e pretende – in sostanza e dalle singole società di calcio – il Financial Fair Play? “Un club, che prendere parte a una competizione europea (Champions League o Europa League), non deve avere (al momento della presentazione della richiesta di partecipazione) debiti scaduti verso una serie di soggetti ben indicati: in sostanza – sottolinea Sottoriva – non deve avere debiti scaduti verso altre società di calcio (per quanto riguarda il trasferimento dei giocatori) e non deve avere debiti scaduti per quanto riguarda gli istituti previdenziali e di sicurezza sociale. Ma c’è di più: perché non deve avere debiti scaduti verso l’Erario per quanto riguarda le imposte e le tasse. La UEFA impone così di rispettare le scadenze riguardanti i debiti che un club contrae. Ma bisogna fare molta attenzione – come già detto – al contesto e alla specifica realtà indagata, è necessario fare attenzione a verificare con quali criteri quel bilancio viene applicato (altrimenti potremmo fare delle comparazioni scarsamente significative) e vedere, in particolare, a quali dei requisiti del fair play ci si sta riferendo”.
In sostanza le regole, previste dal Fair Play Finanziario, trovano il consenso del Professore, anche se – sottolinea – sarà necessario aspettare ancora un po’ di tempo per esprimere un giudizio complessivo e definitivo in merito: “Prendo una posizione personale, che non è detto sia condivisa da tutti: a fronte della dimensione non solo economica e finanziaria del giuco calcio e a fronte della vastissimo platea di interessati al mondo del calcio (dalle piccole alle grandi società), sono molto favorevole ad una normativa – proveniente dal basso – come forma di autoregolamentazione. Faccio un paragone: si dice che il legislatore non può regolare tutto e che la miglior forma di regolamentazione è quella che si attua come autodisciplina. In questo caso le regole UEFA sono un ottimo esempio di autodisciplina applicabile per un insieme numeroso di società che possono partecipare alle competizioni europee. Sono molto favorevole a questa autoregolamentazione; quello che dovrà essere verificato – al fine di valutare la credibilità dell’intervento regolatore della UEFA – sarà l’effettiva irrogazione delle diverse sanzioni previste a fronte di eventuali comportamenti non coerenti con l’insieme di regole previste dal Fair Play (ossia a fronte del non rispetto dei parametri previsti dal regulator) o ad un loro rispetto solamente formale (contabilità creativa, sponsorizzazioni fittizie, etc.). Le regole ci sono ed è stato individuato il sistema sanzionatorio, resta solo da vedere come si comporterà la UEFA quando dovrà applicare le sanzioni anche a società blasonate”.

 

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