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Il voto tedesco ai raggi X

di Antonio Caputo

angela_merkelA risultati acquisiti, ed in attesa (ci vorranno settimane) delle trattative tra Cdu/Csu e socialdemocratici per la formazione del governo, è possibile tracciare un’analisi del voto tedesco. L’inizio è d’obbligo: la Cdu/Csu della Merkel balza dal 33,8% del 2009 (secondo peggior risultato di sempre) ad un 41,5 che non si vedeva dal 1994 e che la rende prima forza quasi ovunque (eccetto le città-Stato di Amburgo e Brema). Alle sue spalle è il deserto. I socialdemocratici (Spd) recuperano lievemente rispetto al disastro di quattro anni fa, ma in maniera del tutto insufficiente: passano dal 23 (minimo storico) al 25,7, e dovrebbero rientrare al governo solo per il tonfo (il 4,8%, dal 14,7) dei Liberali (Fdp) per la prima volta fuori dal Bundestag. Male anche le forze più a sinistra: i Verdi, la cui avanzata fino a due anni fa sembrava intercettare il voto post ideologico in maniera inarrestabile, scendono dal 10,7 all’8,4%; ancor più marcato il calo della Linke (unione tra scissionisti di sinistra dell’SPD e neocomunisti dell’ex DDR), dall’11,9 all’8,6%. Tra le forze non facilmente etichettabili nei classici schemi, manca di poco il quorum del 5%, che ne avrebbe consentito un clamoroso ingresso in Parlamento all’esordio, la formazione euroscettica Afd che ottiene il 4,7%; deludentissimo, infine, il risultato del Partito dei Pirati, che dopo aver fatto segnare buoni risultati in numerose elezioni regionali, si affloscia al 2,2% (era al 2% quattro anni fa).
Disaggregando il voto per aree geografiche, distinguiamo: il Nord protestante (Schleswig-Holstein, Bassa Sassonia e le città-Stato di Amburgo e Brema); l’Ovest industriale (Nord Reno-Westfalia, Renania-Palatinato, Saar e Assia); il Sud cattolico (Baden-Wurttemberg e Baviera); l’Est ex DDR (Sassonia, Turingia, Sassonia-Anhalt, Brandeburgo, Mecklemburgo-Pomerania e la città-Stato di Berlino).
Al Nord, si registra (come sempre) un risultato migliore della media per la coalizione rosso-verde e più basso per le formazioni di centrodestra; non solo, il recupero Spd è maggiore nei Lander settentrionali che nel resto del Paese cosa che consente al Partito di difendere le roccheforti di Amburgo, Brema e Hannover.
All’Ovest, le variazioni seguono il trend nazionale, con una Spd tradizionalmente più forte che nel resto del Paese ed una Cdu leggermente al di sotto della media federale, ma che insidia le roccheforti operaie socialdemocratiche.
Al Sud cresce ancora la schiacciante supremazia democristiana, e si evidenzia il calo dei Verdi, tradizionalmente forti in Baden-Wurttemberg (dove hanno il Governatore), ma che stavolta nulla possono contro l’avanzata trionfale della Cdu. Sud e Ovest sono le sole zone dove i Liberali (il cui tracollo è piuttosto omogeneo) superano il 5%.
La vera sorpresa però si è avuta all’Est: la ex DDR fu decisiva nel 2002 per la conferma di Schroeder, che intercettò il calo neocomunista, riuscendo a strappare i voti che gli garantirono la rimonta sul filo di lana; nel 2005 e nel 2009 vide il successo della Linke (che qui ha sempre avuto la sua zona di forza) che si riprese i suoi voti (soprattutto nel 2009) a danno di una SPD in picchiata, in una macroarea dove, Sassonia a parte, la Cdu non ha mai brillato. Oggi, la Cdu fa segnare una crescita proporzionalmente maggiore della media nazionale (che le permette di sfondare persino nel sempre ostico Brandeburgo, dov’era terza nel 2009, dietro Linke e Spd), la Linke una meno ampia caduta, e la SPD segna il passo non riprendendosi dal picco minimo di quattro anni fa (18-19%); peggio che altrove i Liberali; meglio, invece, l’AFD che sfiora, nei Lander orientali, il 6%; infine, Berlino a parte, tengono abbastanza i Verdi.
Dove e come si sono spostati i voti rispetto a quattro anni fa?
Bilancio largamente positivo per la Cdu/Csu: da un totale di poco superiore ai 14,5 milioni di voti, il partito della Merkel vola a oltre 18 (+ 3,5 milioni), con una cessione di 300.000 voti verso gli euroscettici, e guadagni dalla Linke per 150.000 voti, dagli avversari diretti dell’SPD per 300.000, addirittura di quasi mezzo milione dai Verdi (merito delle politiche ambientaliste della Cancelliera, che ha saputo intercettare molto voto giovanile), di quasi 700.000 voti dall’astensionismo, ma, soprattutto della donazione di sangue dei Liberali che in quattro anni hanno ceduto ai Democristiani ben 2,2 milioni di consensi (ne avevano 6,3 milioni).
L’SPD guadagna 1.250.000 voti, rispetto ai circa 10 milioni del 2009: oltre ai 300.000 voti ceduti alla Cdu, ne ha persi quasi 200.000 a beneficio dell’Afd, ma recupera verso tutte le altre direzioni, ossia 350.000 dalla Linke, quasi 600.000 dai Verdi, oltre mezzo milione dai Liberali e quasi 300.000 dal non voto.
La Linke partiva da 5.150.000 voti e scende a 3.750.000: lieve flusso in uscita verso i Verdi, saldo positivo dai Liberali per quasi 100.000 voti, più che compensato dalla perdita quasi doppia verso la Cdu; saldo negativo superiore ai 350.000 voti sia verso l’Spd sia verso la neonata Afd; quasi 600.000 voti infine, persi in direzione non voto.
I Verdi cedono, complessivamente, quasi un milione di voti, per la più gran parte, come detto, verso i due partiti maggiori, cui se ne aggiungono altri 100.000 verso l’Afd fanno inoltre segnare un recupero di quasi 200.000 voti dall’Fdp.
I Liberali hanno “donato sangue” in tutte le direzioni: oltre ai dati sopra ricordati, anche quasi mezzo milione verso gli euroscettici e 650.000 verso il non voto.
L’Afd infine: il Partito dei professori universitari, che propone l’Euro a due velocità, intercetta un voto specialmente giovanile e maschile, per lo più al Sud e all’Est, e ha (ovviamente, essendo all’esordio) flussi in entrata da tutte le forze politiche, specialmente di centrodestra (e non è una sorpresa), ma anche, specialmente nei Lander orientali, dalla Linke (come sopra riportato); una quota rilevante infine, la intercetta dall’area del non voto: gli euroscettici recuperano dall’astensione ben 650.000 voti. Vedremo se nel corso degli anni si sarà trattato di un fenomeno duraturo o di un semplice fuoco di paglia, com’è stato per i Pirati.
L’affluenza alle urne ha tenuto, con un lieve incremento.
Concludiamo col sistema elettorale: la Corte Costituzionale ha bocciato la legge precedente, che, col meccanismo dei “mandati in eccesso” favoriva i partiti maggiori (meglio: i partiti che nei seggi maggioritari avessero vinto troppo, rispetto ad un risultato proporzionale inferiore); a seguito di ciò la legge è stata variata, con una riforma che ha complicato di molto il meccanismo, aumentando anche il numero dei seggi. Con la precedente legge il Bundestag sarebbe stato composto di 602 Deputati (ai 598 di base, si sarebbero aggiunti i 4 in eccesso, tutti della Cdu); con la riforma, si è arrivati, tramite il complicato meccanismo dei mandati in compensazione, a 630; la correzione compensativa, per evitare un eccesso dello 0,3% dei seggi alla Cdu, ha incrementato di ben 26 membri il Parlamento. Non sempre, evidentemente, le riforme, anche se fatte dai tedeschi, si rivelano utili ed efficienti.

 

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