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Il disagio occupazionale dei lavoratori immigrati

immigrati1Sono oltre un milione e duecentomila i lavoratori immigrati che vivono nell’area della sofferenza e del disagio occupazionale per effetto della crisi economica. Una situazione che porta quasi un immigrato su due a tentare una nuova migrazione. E’ quanto emerge dal Rapporto dell’Associazione Trentin-Isf-Ires e della Cgil Nazionale intitolato Qualità del lavoro e impatto della crisi tra i lavoratori immigrati.
L’analisi, spiega il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, “mette il dito in una delle piaghe della condizione sociale nel nostro Paese. I lavoratori e le lavoratrici migranti pagano gli effetti della crisi in maniera pesante: sono più disoccupati, più sottopagati e sfruttati, più irregolari”.
I lavoratori immigrati sono il 10,2% degli occupati totale. nella maggior parte dei casi lavorano in settori come il servizio alla persona, nel 37,4% dei casi e in quello delle costruzioni, nel 18,9% dei casi.
Tra il 2011 e il 2012 il tasso di occupazione degli stranieri è diminuito dell’1,7%, con un tasso di attività sostanzialmente invariato. Il tasso di disoccupazione è aumentato invece del 2%, passando quindi dal 12,1% del 2011 al 14,1% del 2012.
Entrando nel dettaglio risulta che rispetto al 2011 gli immigrati entrati nell’area di sofferenza sono cresciuti di 101 mila unità, arrivando a 527 mila. Guardando al caso dei lavoratori italiani, la crescita è stata di 670 mila unità, arrivando quindi a tre milioni e 800 mila.
Per quanto riguarda invece il disagio di chi lavora sotto condizioni diverse da quelle auspicate,quindi il disagio occupazionale, risulta che gli immigrati in disagio sono oltre 706 mila, 90 mila in più rispetto all’anno precedente. Gli italiani sono aumentati invece di 220 mila unità, arrivando così a oltre tre milioni e 400 mila.
Secondo l’indagine per l’85% degli intervistati la crisi ha apportato dei peggioramenti nella condizione lavorativa. Il disagio è rappresentato nel 31,5% dei casi dalla riduzione delle retribuzioni e nel 25,5% dei casi la diminuzione delle giornate di lavoro. Per il 19,1% dei casi le condizioni lavorative, per effetto della crisi, si sono fatte più rischiose, mentre per il 22,2% il disagio è portato da orari più lunghi.
Inoltre, spiega sempre lo studio, il 94% degli intervistati ha dichiarato che la crisi ha portato dei cambiamenti nel loro modo di vivere. Cambiamenti che nel 62,3% dei casi sono rappresentati dalla riduzione dei consumi e nel 14% nel bisogno di chiedere un prestito.
Solo il 2,3% degli immigrati intervistati ha detto di non esser spaventato dalla crisi. Nel 10% delle risposte la risposta verte sulla paura di perdere i propri diritti a causa dell’aumento di ricatti da parte del datore di lavoro. A spaventare un altro 10% è la possibilità che, a seguito della crisi, cresca razzismo o xenofobia. Per il resto del campione, quindi l’80%, il timore maggiore è quello di perdere o non trovare lavoro.

 

1 Commento per “Il disagio occupazionale dei lavoratori immigrati”

  1. […] mansioni non qualificate. Sono oltre un milione e duecentomila, infatti, i lavoratori immigrati che vivono nell’area della sofferenza e del disagio occupazionale per effetto della crisi economic…. Una buona ragione per tentare una nuova migrazione (almeno uno su due riparte). Tra il 2011 e il […]

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