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Li chiamano viaggi della speranza

di Matteo Buttaroni

lampedusa_sbarchi_immigrazione“Ci sono morti ovunque”, così la Guardia costiera durante le operazioni di recupero nel mare al largo di Lampedusa. A pochi giorni dalla strage di Scicli, dove 13 migranti sono morti per aver tentato di raggiungere a nuoto la costa italiana dopo aver abbandonato il natante ad appena cento metri dalla riva, si torna oggi a parlare della drammaticità dei cosiddetti viaggi della speranza.
Questa notte infatti un’imbarcazione con a bordo 500 migranti è naufragata a causa di un incendio a bordo. Per il momento si parla di oltre 90 morti ma risultando disperse ancora 250 persone si teme che il bilancio possa ancora salire. Come in tantissimi casi la tragedia è avvenuta non troppo distante dalla meta. Ovvero dalle tanto attese coste italiane.
Secondo Migrantes sono almeno 200 i morti accertati nel Mediterraneo solo nel 2013: in media un migrante al giorno. Un’ennesima strage che va ad aggiungere altre morti alle migliaia di vittime della ricerca di un futuro migliore. Secondo Fortress Europe, dal 1994 ad oggi, solo nel canale di Sicilia sono morte oltre 6.200 persone. Annus Horribilis il 2011 che tra morti e dispersi conta almeno 1.800 vittime. Circa 150 al mese o cinque al giorno. Facendo un passo indietro Migrantes ricorda alcune delle tragedie peggiori, come ad esempio quella del Natale del 1996. In questo caso annegarono circa 300 persone a causa della collisione tra una nave cargo e la motonave dei migranti. Qualche anno dopo, nel 2003, un barcone con a bordo 250 migranti è naufragato al largo della costa tunisina. Le unità di soccorso hanno ritrovato 50 corpi senza vita e 41 sopravvissuti. Del resto dei passeggeri sono state completamente perse le tracce. Si parla di almeno 160 anime. Il 12 maggio del 2008 è stata soccorsa un’imbarcazione alla deriva ormai da giorni. 47 immigrati, su un totale di 66, sono morte per freddo e fame. Tra il 22 e il 25 marzo del 2011 si sono perse le tracce di due barconi con a bordo 68 migranti il primo e ben 335 il secondo. Non sono pervenute più notizie dei due natanti. Sempre nel 2011 sono stati ritrovati 27 tunisini morti sulle coste di Kerkennah. Questo il primo aprile. Due giorni dopo altri 70 corpi sono stati recuperati al largo di Tripoli. Il 6 aprile sono stati salvati 51 migranti al largo di Malta. Purtroppo a bordo della nave rovesciata c’erano almeno 300 persone, a parte i pochi cadaveri ritrovati il resto sono andati dispersi. Qualche mese dopo, a giugno, sono risultate disperse almeno 270 persone a seguito dell’avaria di una nave con a bordo 700 persone.
Sono solo alcuni dei numeri drammatici che negli ultimi anni hanno interessato i viaggi della speranza. Numeri che naturalmente si riferiscono a casi certi o ad avvistamenti. Rimane un mistero il numero dei viaggi di cui non si hanno notizie. Proprio per questo serve ottimizzare le direttive a livello comunitario: l’Italia da sola non può farcela a monitorare, soccorrere e infine accogliere le persone in difficoltà. I centri di accoglienza sono pieni e sulle coste del nostro paese gli sbarchi non conoscono fine. O se la conoscono, troppo spesso è una fine tragica.

 

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