Riscoprire la romanità in musica
“Interpretare la romanità non vuol dire parlare in modo sguaiato e strascinato, ma avere stoffa, competenze, conoscenza della musica e umiltà, ma soprattutto sentire nelle vene l’amore per Roma”. Mi spiega così Lino Fabrizi il significato del Festival della canzone romana, nato da una sua idea nel 1991 ed andato in scena ininterrottamente fino ad oggi.
Sono sentimenti che talvolta mancano nei giovani d’oggi abituati a vivere una città con radici antiche, ma che si è lasciata globalizzare dalle altre culture, perdendo in certe zone storiche come Trastevere il sapore antico e storico che il mondo ci invidia.
Al Teatro Olimpico lo spettacolo è stato dedicato interamente ad un assiduo frequentatore e magnifico interprete Franco Califano, scomparso pochi mesi fa.
Ad omaggiarlo è proprio il suo allievo Alberto Laurenti, vincitore nel 1993 di questo Festival, con la sua gran voce e temperamento associati ad un’ottima esecuzione anche nelle parti di chitarra acustica.
“L’intento è di ripercorrere non solo la tradizione musicale romana, ma anche di scoprire nuovi talenti che forniscano continuità alla meravigliosa musica romana. I giovani che ogni anno partecipano hanno un gran potenziale, ma poi si vedono sbattere porte in faccia dalle organizzazioni e dalle case discografiche”. I tre giovani finalisti Isabella Alfano, con una voce matura e impostata che coinvolge già dalle prime note il pubblico, il duo Alex e Miriam e Simone Meschini sono in gamba anche se per ora il loro talento è solo un gran potenziale che difficilmente riuscirà a portare frutti. Anche quest’anno si è rimasti fedeli alla tradizione invitando un nutrito parterre di artisti che hanno lasciato ritratti indimenticabili di Roma, tra cui il grande Lando Fiorini.
Ho il piacere di incontrarlo dopo la sua esibizione, visibilmente emozionato “ricordare Franco mi ha commosso e anche la poesia per la grande Anna Magnani”.
Sempre disponibile e cortese mi spiega che “la canzone romana ha l’influenza, negli ultimi tempi con questo festival le è stata somministrata una specie di aspirina; un rimedio insufficiente, ma pur sempre qualcosa, nell’attesa che nascano eredi degni di questo nome, per i quali questo Festival può e deve rappresentare una importante occasione”.
Durante la sua esibizione sono andati in scena immagini della Roma delle carrozzelle, dei tramonti, delle fontane e delle sue splendide piazze, “ma Roma è cambiata, la città è diversa, basta vedere i McDonald, i negozi stranieri, abbiamo perso una parte del cuore vero di Roma”.
Lando Fiorini è l’esempio di un cantautore che ha fatto la storia della musica romana perché è appassionato, emozionato, innamorato di Roma e della musica, sensazioni che trasmette perfettamente al suo pubblico con semplicità e sincerità.
Cede il palco ad un altro grande della musica Edoardo Vianello, che dedica al suo amico scomparso “Da molto lontano” brano scritto insieme anni fa.
Rimango anche quest’anno piacevolmente colpita da questo festival, e mi piace soprattutto pensare che è grazie “ai vecchi della musica”, coloro che hanno vissuto una “Roma più deserta”, meno caotica e globalizzata come è oggi, con i suoi pub, ristoranti e locali moderni che talvolta rendono le città tutte uguali, se noi giovani riusciamo ad assaporarne al meglio la bellezza e la magia.