Il “peso” della contraffazione in Italia
La denuncia di Carlo Guglielmi, presidente uscente di Indicam (l’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione), è di quelle che devono far riflettere: l’Italia – riferisce Guglielmi – è il quinto produttore al mondo di prodotti contraffatti (dietro a Cina, Corea del Sud e Taiwan) e il primo Paese europeo per acquisti.
Una denuncia che deve far riflettere, perché in Italia nel 2012 il fenomeno della contraffazione – secondo i dati Indicam – ha generato un giro d’affari compreso tra i 3,7 e i 7,5 miliardi di euro. Di questi oltre il 60% ha riguardato il settore abbigliamento e moda, il 5% dell’industria degli orologi, il 6% dell’industria farmaceutica, il 10% della profumeria, il 20% del tessile, il 25% dell’audio video e il 35% del software.
Discorso più o meno simile a livello globale: secondo l’Indicam, il 7-9% della quota delle vendite di prodotti sull’intero mercato mondiale è contraffatto. Mentre nel Vecchio Continente, la contraffazione ha un “impatto dell’8-9% del pil europeo”.
Un fenomeno che non è destinato a cessare, anzi “è in crescita, anche per la vendita via Internet e sui social network, che diventano veicoli di illegalità”, spiega Guglielmi.
E’ quindi necessario intervenire per far sì che la situazione migliori e occorre farlo il prima possibile anche per porre fine ad un fenomeno, che ha un forte impatto sull’occupazione: negli ultimi dieci anni, i posti “bruciati” a livello globale sono stati 27 0mila (di cui 125mila nella sola Unione Europea).