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Pensioni d’oro e flessibilità in uscita: il punto

giovannini_pensioniMentre il Consiglio dei ministri si appresta a varare il testo della manovra da 1,6 miliardi che servirà per riportare il deficit entro il 3% (il Cdm è in programma nel pomeriggio di mercoledì e tra le misure previste compaiono la cessione di 250 immobili pubblici e il rifinaziamento della cassa integrazione), due temi sono tornati di strettissima attualità in queste ore: le pensioni d’oro e la flessibilità di uscita prevista dalla riforma Fornero.
Il governo, infatti, starebbe valutando l’ipotesi di confermare il congelamento delle pensioni più elevate, proprio come stabilito durante l’esecutivo Monti. Era stato disposto per il biennio 2012-2013 il blocco della perequazione, ma come ha spiegato martedì il ministro Giovannini in audizione alla Camera, poiché la misura scade alla fine del 2013 il prossimo anno necessiterebbe di un ulteriore intervento. Senza di esso, a partire dal 2014, tornerebbe in vigore quanto previsto dalla legge 388 del 2000, ovvero la rivalutazione al 90% sulla parte di pensione fra tre e cinque volte il minimo e al 75% per la quota superiore. Il punto dirimente, quindi, è che il prossimo anno resteranno congelate le pensioni d’oro. In altre parole gli assegni superiori a sei volte il minimo (circa tremila euro al mese lordi) non saranno indicizzati rispetto all’inflazione e lo scopo, a detta del ministro, è da collocarsi in “un’ottica di solidarietà”. Inoltre, è stato ancora chiarito, incrementare la flessibilità dell’età pensionabile è un’idea al momento distante dalla realtà perché avrebbe un effetto insostenibile sulla spesa. Al contrario sul contributivo per coloro che entrano tardi nel mercato del lavoro o che hanno carriere discontinue sarebbe opportuno valutare un sistema più elastico. “L’obiettivo – ha spiegato Giovannini – è di consentire alle persone di aumentare il montante pensionistico con più flessibilità di quella consentita oggi”.
In Parlamento sono state presentate proposte di modifica in materia di flessibilità in uscita. Giovanni ha espresso parere favorevole sulla riforma Fornero, soprattutto per quanto riguarda i risparmi per le casse dello Stato. Con la riforma si risparmieranno 93 miliardi di euro fino al 2021. E poi c’è sempre il capitolo esodati. Per le prime tranche di “salvaguardati” rispetto alla riforma Fornero sono stati impiegati 10,4 miliardi. Le misure avevano interessato una platea di 130 mila lavoratori. Con il governo Letta sono stati stanziati 600 milioni per circa 6.500 licenziati individuali.

F. G.

 

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