Il processo di allargamento dell’Ue
Il premier Enrico Letta aveva espresso il suo auspicio in occasione del vertice italo-serbo che si è tenuto martedì: dopo il recente ingresso della Croazia, “la Serbia deve diventare la 29esima stella dell’Unione europea”. L’ingresso di Belgrado, aveva poi aggiunto, è una grande priorità. E proprio alla Serbia si rivolge la Commissione invitandola ad incoraggiare “un’ampia partecipazione dei serbi del Kosovo nelle prossime elezioni locali”. La Serbia, infatti, è l’ultimo Paese dei Balcani ad aver conquistato lo status di candidato all’adesione all’Ue e a giugno 2013 il Consiglio ha dato parere positivo sull’apertura dei negoziati. Ma sono diverse le questioni ancora aperte, a cominciare dalle politiche di vicinato (alquanto tribolate) con il Kosovo.
Nel consueto Rapporto sull’allargamento, Bruxelles evidenzia come i progressi debbano essere “visibili e sostenibili” nelle relazioni con Pristina, poiché “essenziali” per l’integrazione nell’Ue di Belgrado. La Serbia, poi, deve secondo la Commissione Ue “raddoppiare gli sforzi” per allineare la sua legislazione a quella dell’Ue in particolare per quanto riguarda lo Stato di diritto, la giustizia e delle politiche anti-corruzione, per la libertà dei media e la protezione delle minoranze e la lotta contro il crimine organizzato.
Altro capitolo caldo era l’Albania, ha avuto dalla Commissione il via libera all’ottenimento dello status di Paese candidato all’adesione. Alla condizione, è però la precisazione, “che prosegua l’azione nella lotta contro il crimine organizzato e la corruzione”. Sponsor, per così dire, dell’allargamento ai Balcani sarebbe l’Italia (molto dipende da comuni interessi economici), mentre i Paesi più a nord (Germania, Olanda, Finlandia e Danimarca) avevano nei mesi scorsi espresso alcue perplessità sulla capacità di mantenere intatti nel tempo i risultati fin qui ottenuti.