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Fuori dal piano di salvataggio

di Fabio Germani

enda_kennyL’immagine della crisi in Irlanda risiede a Dublino. Chi ci è stato recentemente lo sa bene. Le sedi delle principali banche chiuse, transennate, rappresentano il simbolo del mutamento che ha investito il Paese, un tempo considerato l’eden di chi era alla disperata ricerca di un impiego in Europa.
La crisi irlandese è stata dapprima immobiliare e un attimo dopo finanziaria, con tutte le conseguenze nefaste che sappiamo. L’alto tasso di disoccupazione (l’Irlanda conta una popolazione di quattro milioni e mezzo di persone, immigrati compresi, e in 750 mila hanno perso il posto di lavoro negli ultimi anni) e gli aiuti internazionali concessi nel 2010 per un totale di 85 miliardi di euro, hanno fatto da cornice ad una situazione precipitata troppo celermente. Il 15 ottobre è stata presentata la finanziaria per il 2014 che prevede tagli per 2,5 miliardi alla spesa pubblica. La riduzione riguarderà in particolare i sussidi di maternità ed è stato programmato, inoltre, l’aumento di un euro nelle tasse per i medicinali.
Sono misure certo non popolari e di per sé non esaustive, ma almeno contribuiscono al processo di indipendenza economica che Dublino ha messo in conto per la fine dell’anno. Alcuni giorni fa, infatti, il primo ministro Enda Kenny ha annunciato che il Paese uscirà a stretto giro di posta dal piano di salvataggio concordato con Unione europea e Fondo monetario internazionale, e sarà il primo a farlo (gli altri sono Grecia, Portogallo e Cipro). Secondo le stime dell’esecutivo il deficit di bilancio sarà del 4,8 per cento del Pil entro la fine del 2014, inferiore cioè all’obiettivo del 5,1%. Nel 2014, poi, si dovrebbe ottenere un avanzo primario per cui potrà essere garantito un alleggerimento del debito pubblico.
Che la musica stia cambiando, in Irlanda, lo dimostra anche la nuova politica fiscale che Dublino intende intraprendere. Multinazionali come Google ed Apple avranno perciò a che fare con regole più ferree e non più l’assicurazione di imposte molto basse sui profitti. Ovviamente tutto ciò non fa dell’Irlanda un Paese sul punto di affermare con sicurezza che la crisi è passata. Stando ai dati Ocse l’Irlanda è tra i Paesi con il più alto tasso di disoccupazione di lunga durata. E ad ogni modo in questi mesi la soglia dei senza lavoro si è attestata oltre il 13%.

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