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I documenti congressuali a confronto

Si passa dalla “rivoluzione della dignità” di Gianni Cuperlo ai cambiamenti “verso” di Matteo Renzi. E ancora dal Pd che deve diventare un “partito speranza” secondo Gianni Pittella al “partito delle possibilità” che ha in mente Giuseppe Civati. I quattro candidati alla segreteria del Partito democratico hanno presentato i documenti congressuali che sembrano avere un principio di fondo comune: l’Italia necessita di una ripartenza e per farlo il Pd deve farsi promotore di tale esigenza cambiando persino se stesso. È il come a variare da candidato a candidato.

Scrive Cuperlo che “il Pd deve cambiare il suo modo di stare tra le donne e gli uomini che sceglie di rappresentare, a cui vuole dare voce e potere. Dobbiamo parlare la nostra lingua dentro questo tempo. Piantare bene a fondo le radici sociali di una comunità che vada oltre le aree tradizionali della sinistra”.
“La sfida è promuovere una nuova cittadinanza. Un’alleanza per la piena e buona occupazione. Un nuovo legame tra l’impresa che sceglie di rinnovarsi e investire, il lavoro che cambia, il campo vitale del no profit e di un terzo settore che incrocia volontariato e nuovi bisogni, i saperi che travolgono antichi argini” […]. “Questo percorso di rinnovamento ha senso solamente in un orizzonte europeo. Per noi la costruzione di un’Europa politica e sociale oggi è la sfida fondamentale. È la condizione la salvezza dell’Italia, per la riconquista di uno spazio per la democrazia, per promuovere un ordine mondiale più democratico e soprattutto più giusto. Per questo il Pd che scegliamo è un partito europeo. Orgoglioso della sua identità originale e frutto dell’incontro tra culture e tradizioni del riformismo italiano. Ma schierato saldamente nella sinistra e nel centrodestra europei, e capace per questo di portare l’Europa al centro della politica italiana e del suo discorso pubblico.

Renzi insiste sulla voglia di cambiamento degli italiani. “Gli italiani vogliono cambiare, ma cambiare davvero. Hanno votato persino Beppe Grillo per farcelo capire. E oggi che l’esperienza dei Cinque Stelle mostra tutti i limiti tipici della demagogia e del populismo, a noi il compito di recuperarne i consensi: chiedere più trasparenza alla politica non è antipolitica, ma buona politica […]. Per cambiare, però, dobbiamo iniziare a casa nostra, nel metodo e nel merito”.
Il sindaco di Firenze si sofferma in particolare su una parola: lavoro. “Ci rassicura sapere che la priorità è il lavoro. Ci piace pensare la Costituzione – che pure vedeva la presenza di culture ben diverse tra loro – abbia messo il lavoro al primo posto, in cima agli articoli. Ne parliamo tanto, ma dobbiamo fare di più. Perché il lavoro è considerato un’emergenza solo a parole. Ma oggi dobbiamo avere il coraggio di dire che, a parte il pubblico impiego, noi non riusciamo a incrociare le preferenze di chi lavora e nemmeno chi sognerebbe un lavoro come i nostri concittadini disoccupati. È imbarazzante sapere che il partito della sinistra italiana, autore di alcuni tra i convegni più interessanti sull’operaismo, è il terzo partito tra gli operai”.

Pittella analizza lo stato della crisi italiana. “Non siamo solo in una semplice crisi economica e finanziaria, pur con tutto il suo enorme peso, ma in una ben più complessa crisi di sistema che riguarda integralmente e complessivamente le tematiche socio-economiche, ideali e politiche. È una crisi che riguarda tutti: dalla Cina, agli Stati Uniti, alla nostra Europa. Le infinite tragedie dell’immigrazione del Mediterraneo sono figlie di questi tempi instabili. Di fronte a vicende di una tale enormità dovremmo avvertire l’urgenza del fare, dell’operare per sostenere la dignità dell’uomo, dell’impegnare ogni sforzo per evitare che l’unica alternativa sia tra negazione dei diritti nel Sud del mondo e una speranza che muore nel nostro mare”. Per fare fronte a tutto ciò, quindi, “è necessario un Partito democratico vivo ed energico, che deve saper essere campo largo delle forze progressiste italiane, un partito di ispirazione europea, aperto alla società e al confronto con l’associazionismo diffuso, una forza politica che renda protagonista ciascun militante nell’impegno per costruire uguaglianza ed opportunità”.

“La novità è a sinistra”, afferma Civati. “La novità è a sinistra, nel pluralismo, nel riconoscimento dei diritti, nell’apertura alla cittadinanza, nella voglia di cambiare insieme perché solo insieme, con un grande progetto possiamo farlo, nella cultura della possibilità e dell’alternativa di governo, nel superamento di quella ‘questione maschile’ che ancora dobbiamo affrontare per cambiare punto di vista, modi e parole, nella creatività e nella curiosità, nella conoscenza e nell’apertura di senso che sole ci possono davvero salvare”.
Il documento di Civati è piuttosto articolato e condensa già nelle prime pagine alcuni punti chiave: la vera crescita, conoscenza e lavoro, l’Europa e l’Unione politica. “Non possiamo limitarci a spostare i soprammobili senza affrontare le questioni di fondo: è necessario ottenere uno sviluppo industriale che non aumenta solamente la capacità produttiva, ma la trasforma con una politica fiscale selettiva orientata agli investimenti di lungo periodo” […]. “In Italia scienza e cultura devono accompagnarsi e tenere insieme tradizione e innovazione, che non sono affatto in contrapposizione come si sostiene con grande superficialità, perché è questa la specificità italiana (che dovrebbe valere anche per la politica e la vita pubblica): artigiani, artisti e scienziati insieme da sempre” […].
“Il destino dell’Unione europea, oggi appeso alle convenienze della politica interna tedesca, riflette in pieno i limiti di questa impostazione: un potere sovranazionale esercita le proprie facoltà ben oltre i limiti della rappresentanza e del debole potere costituente che lo legittimano. Non si devono chiedere sconti, all’Europa. Si devono chiedere prospettive”.

a cura di Fabio Germani

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