Più banda larga, più crescita
Altri dati sono stati presentati nel corso del Digital Agenda Forum a conferma di quello che viene ritenuto un po’ ovunque il ritardo tipicamente italiano sul fronte informatizzazione. Basti pensare che il digital divide non comprende solo un livello infrastrutturale, ma se vogliamo persino culturale. Nel nostro Paese appena il 53% degli italiani usa regolarmente internet quando la media Ue è de del 70%. Se è per questo il 38% dichiara di non averlo addirittura mai usato (22% nell’Unione). Ritardi strutturali e culturali sono un freno al raggiungimento di determinati obiettivi. Ci sarebbe quello del 2015, momento in cui oltre il 50% della popolazione dovrebbero essere in grado (in tutti i sensi) di dialogare con le pubbliche amministrazioni. Ecco: la media europea si attesta al 44%, mentre noi siamo – ultimi in graduatoria – al 19%. Certo, i Paesi scandinavi arrivano al 70% e sono al momento irraggiungibili. Ma anche dinanzi ad alcuni settori specifici, ad esempio gli acquisti online, che pure hanno evidenziato importanti incrementi, restiamo indietro rispetto a quanto accade oltre confine. Noi – afferma Confindustria Digitale – siamo fermi al 17%, la media europea è invece del 45%.
E le imprese? Solo il 4% vende i propri prodotti via internet contro una media del 20% in Germania, Belgio, Svezia e Danimarca. Solo il 5% dei Comuni italiani, per dirne un’altra, offre ai cittadini l’opportunità di pagare le multe per infrazioni stradali online.
Che l’innovazione in più ambiti sia il volano per la crescita lo ha quantificato anche il commissario europeo Neelie Kroes: “Con un 10% in più di banda larga il Pil può crescere dell’1-1,5%”. E non a caso il commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale, Francesco Caio, osserva che “senza strumenti digitali è impossibile fare una vera spending review”.