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L’ottimismo (contenuto) delle medie imprese

di Fabio Germani

corsa_investimenti_impreseA credere che una via di uscita dalla crisi sia possibile sono quattro imprese su dieci. In dieci anni le medie imprese italiane sono diminuite di 433 unità, ma il 37,3% delle 3.594 rimaste in vita, superstiti potremmo osare, prevede per il 2013 un aumento del fatturato (contro il 26,6% del 2012) e il 34% un incremento della produzione (quando nel 2012 fu pari al 22,1%).
Secondo l’indagine di Mediobanca e Unioncamere le medie imprese ancora in attività sono a tutt’oggi competitive e generano il 15% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera in Italia e il 16% delle esportazioni nazionali. Ma è sull’export che puntano principalmente: la quota di esportazioni ha raggiunto un valore pari a quasi il 90% nel 2012, con un’incidenza delle vendite all’estero che si è attestata al 51% del fatturato complessivo. E il trend del 2013 conferma l’andamento del mercato. Gli ordinativi esteri, infatti, saranno in aumento per il 49,9% delle imprese, quelli entro i confini nazioanli dovrebbero garantire un rialzo solo per il 13,6% delle aziende quando almeno il 31% di esse paventa una contrazione.
Gli investimenti delle medie imprese si concentrano su tre pilastri, i medesimi dei periodi antecedenti: apparecchiature informatiche (nel 72,3% dei casi), macchinari (69,3%), software e servizi informatici (68,6%). Per sostenere le spese si ricorre anche a finanziamenti bancari. Ma il 43% delle imprese continua ad ammettere una certa difficoltà ad accedere al credito, utile talvolta a realizzare nuovi investimenti o a implementare quelli già esistenti.
Capitolo lavoro. Un quinto delle imprese censiste dichiara che amplierà la propria forza lavoro tra il 2012 e il 2013. In particolare quest’anno sarà superiore per circa la metà l’allargamento della base occupazionale all’estero, quelle che possono vantare stabilimenti produttivi fuori dall’Italia. È stato inoltre registrato un minore ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2013 verranno usati dal 34% delle imprese contro il 44% del 2012. Più o meno il 18% delle aziende adotterà strumenti alternativi per scongiurare eventuali licenziamenti, quali contratti di solidarietà, modifiche all’orario di lavoro e riqualificazione del personale.

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