L’accordo sull’Unione bancaria
Lo scopo è evitare che un’eventuale crisi del sistema finanziario possa mettere di nuovo a repentaglio la tenuta dell’eurozona. Scollegare, in altre parole, le difficoltà delle banche e i debiti sovrani. In sintesi l’accordo raggiunto dall’Ecofin è una sorta di paracadute o, per meglio dire, un meccanismo (Srm) che “veicoli” il fallimento delle banche senza per questo provocare danni irreversibili agli Stati. Dopo oltre 12 ore di negoziati i ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue sono riusciti a trovare la soluzione in un compromesso secondo cui l’intervento statale avverrebbe in via temporanea e, laddove si rendessero necessari determinati sforzi economici, “il settore bancario sarà responsabile del ripagamento attraverso prelievi ex post in tutti gli Stati partecipanti”. L’accordo dovrà adesso passare per il via libera del Parlamento europeo (poi tornerà nuovamente all’esame dell’Ecofin). Tale procedimento entrerà in vigore nel 2016.
Il principale impegno dei Paesi membri consisterà nell’istituzione di un fondo salva-banche unico, finanziato con prelievi sugli istituti di credito nazionali. Ci vorranno dieci anni, però, prima che il fondo unico entri a regime. Dunque, in principio, le banche in fallimento controllato potranno rivolgersi al fondo del proprio Paese fino a giungere ad una mutualizzazione progressiva delle risorse. L’Italia, da par suo, è riuscita ad assicurare, almeno nella fase iniziale, un salvagente grazie il quale ottenere “finanziamenti ponte” da parte degli Stati o del fondo salva-Stati Esm.
A stabilire il fallimento di una banca in difficoltà sarà un board formato da rappresentanti delle autorità nazionali.