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Rinunciare agli sfarzi in tempo di crisi

napolitano_papa“Basta austerità ad ogni costo”, è stato il monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, martedì a Strasburgo, al Parlamento europeo. Un chiaro richiamo alle politiche rigoriste imposte da Bruxelles al fine di contenere la crisi economica. Ma ora che i conti sono in ordine è opportuno riflettere su misure che siano più espansive rispetto al recente passato. È un altro tipo di austerità quella che Napolitano sta professando. Quest’ultimo infatti, dopo averlo richiesto più volte, non disporrà più della sedia presidenziale, il tronetto dorato presente alle cerimonie pubbliche a cui prende parte il presidente della Repubblica. Non è stata impresa facile ottenere il via libera a causa dei protocolli che da anni accompagnano la vita del capo dello Stato. Ovvio che si tratti di un gesto simbolico e poco più, ma Napolitano si pone sulla scia dei “potenti” che rinunciano agli sfarzi in un momento di estrema difficoltà per tante persone decisamente più “normali”. Campione dell’austerity è senza dubbio Papa Francesco il quale, da bravo gesuita, per primo ha optato per vesti sobrie, rinunciando alla mantella rossa e all’anello d’oro. I modi cortesi di Papa Francesco (che augura ad esempio buon pranzo ai fedeli accorsi a Piazza San Pietro) e il bando di tutto ciò che è superfluo, ma anche le riforme all’interno della Chiesa (non da ultima la rivoluzione in seno allo Ior, l’Istituto per le opere di religione) hanno fatto di Bergoglio un pontefice particolarmente amato nel giro di appena un anno. Informa l’Eurispes, nel consueto Rapporto Italia, che Papa Francesco “ha già conquistato l’affetto e i favori nella comunità cattolica, ma anche al di fuori di essa. Tra un pugno di indecisi (8,4%) e una manciata di scettici (4,5%) domina l’87,1% di chi sostiene che il Papa stia ridando vitalità alla Chiesa”.
Basterà a Napolitano rinunciare a qualche privilegio per recuperare la fiducia dei cittadini? Probabilmente no perché, come spiega sempre l’Eurispes mettendo in serie i risultati degli ultimi rapporti, la figura del presidente della Repubblica è strettamente legata alle vicissitudini politiche degli ultimi anni, dal governo Monti a quello Letta. La fiducia verso Napolitano, infatti, nel 2013 era al 44,7% (fu quello il momento del crollo, nel 2012 era infatti al 62,1) mentre quest’anno si attesta al 44,2%.

 

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