Ma gli italiani non vogliono uscire dall’euro
Sull’Europa, Renzi e Grillo la pensano diversamente. Non è mai stato un segreto, ieri durante le consultazioni in streaming se lo sono praticamente detto in faccia. Grillo da tempo è sostenitore dell’uscita dall’euro, Renzi neppure ci pensa ma ciò non vuol dire che non sia favorevole ad alcune modifiche nei rapporti tra partner europei. A cominciare da un allentamento della regola del deficit al 3% del Pil, così come stabilito dai parametri di Maastricht sanciti nel Fiscal compact, entrato in Costituzione e che prevede il raggiungimento del pareggio di bilancio. Da (ex) sindaco di un’importante città come Firenze alle prese con vincoli particolarmente restrittivi, il presidente del Consiglio incaricato sa bene come determinati obblighi siano talvolta paralizzanti. Di qui la necessità di allentare i patti. Tra i possibilisti, il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, il quale però ha messo sul piatto la contropartita di un pacchetto di riforme che vanno dai tagli alla spesa pubblica alla riforma del mercato del lavoro, poi un piano per rientrare dai debiti che la Pubblica amministrazione vanta nei confronti delle imprese e un piano di investimenti per rilanciare l’economia. Più dura, per non dire impossibile, abbandonare il Fiscal compact. Non molti giorni fa il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha ricordato che nessun Paese dell’Ue sta tentando una strada del genere. Fantapolitica, insomma.
L’Europa come spauracchio o, peggio, causa dei mali italiani, è un’immagine che appartiene ad una parte della politica. Perché per quanto tutti – chi più, chi meno – ritengano sia giunto il momento di rinegoziare con Bruxelles alcuni aspetti della vita economica del Vecchio continente, appena il 7,5% dei cittadini – interpellati dall’Eurispes per un sondaggio – imputa l’attuale congiuntura ai vincoli imposti dall’Unione. Così come la fantomatica uscita dalla zona euro è un’immagine che appartiene (quasi) esclusivamente ad alcune forze politiche, M5S e Lega Nord in particolare. Chi auspica la fuoriuscita dall’euro sono il 25,7% degli intervistati, chi ne sostiene la permanenza sono invece il 64,4%. Ovviamente le percentuali di coloro che approvano o meno l’euro variano al variare delle condizioni sociali. Il dato interessante è che, Lega permettendo, secondo le rilevazioni dell’Eurispes le maggiori resistenze all’uscita dall’euro sono state manifestate dagli italiani residenti nel Nord-Ovest del Paese (81,8%).
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Non so dove siano tutti questi italiani favorevoli all’Euro. Io ho fatto interviste nei posti più diversi, tra i piccoli imprenditori che votano Lega, nei vicoli di Napoli, persino tra gli immigrati. Tutti dicono: STAVAMO MEGLIO CON LA LIRA. L’unico problema che ha semmai questo Paese è l’assenza di una proposta politica credibile per l’uscita dall’Euro.
Berlusconi ogni tanto parla contro l’Euro e il giorno dopo spiega che era solo una barzelletta.
Salvini fa una crociata anti-Euro, ma poi la Lega correrà alle Europee e poi c’è da chiedersi perché in passato non abbia frenato l’ingresso nella famigerata moneta unica.
Beppe Grillo sostiene la necessità che gli italiani vengano consultati su questo tema (abbiamo votato sull’abolizione del Pra e sui pesticidi, non capisco perché la Costituzione ci vieti di votare sulle nostre scelte fondamentali…), ma poi anche Grillo non persegue in maniera chiara e sistematica il tema. Anche perché Cinquestelle non ha una chiara posizione anti-Euro.
Ci sono infine vari gruppi estremisti, che non sono credibili.
La battaglia contro l’Euro non ha niente a che fare, a mio avviso, con l’estrema destra, con l’immigrazione e la globalizzazione.
Io sono favorevole alla globalizzazione e ad una società aperta all’immigrazione, ma credo che l’Europa metta in pericolo proprio i valori della Resistenza. Quindi dobbiamo uscire dalla prigione europea proprio per tornare ad essere una società libera, aperta e democratica come eravamo 35 anni fa.