Caso Gentile. Il sottosegretario alle Infrastrutture si è dimesso | T-Mag | il magazine di Tecnè

Caso Gentile. Il sottosegretario alle Infrastrutture si è dimesso

Il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Antonio Gentile, si è dimesso dal suo incarico. La decisione è stata presa a seguito dell’accusa di pressioni ai danni di un quotidiano che aveva intenzione di pubblicare la notizia di un’indagine sul figlio. La nomina di sottosegretario era stata proposta dal leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano.
Le dimissioni di Gentile sono state presentate attraverso una lettera inviata al presidente del Consiglio, al presidente della Repubblica e al leader Ncd. Nella missiva si legge: “Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di presidenza, e nella mia regione come coordinatore aspettando che la magistratura smentisca definitivamente le illazioni di cui sono vittima. Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l’acme allorquando sono stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito. Non ritornerò sui motivi pretestuosi e strumentali organizzati ad arte per “mascariare” in modo indegno la mia persona, nonostante fossi immune da qualsiasi addebito di natura giudiziaria. Ciò che avevo da dire sui mandanti e sugli ascari che hanno ordito questa tragicomica vicenda l’ho espresso a chiare lettere. Ho presentato querela contro i miei detrattori il 26 febbraio, ben prima dell’attuale compagine governativa, con una comunicazione scritta al presidente Grasso, nella consapevolezza di avere questo unico strumento di difesa. Il Paese di Cesare Beccaria è tornato nel medievalismo più opaco, fatto di congetture astruse e di mera cattiveria”.
“Un politico – si legge ancora – che ha vissuto la sua vita senza alcuna macchia, che non ha indagini a suo carico, che è incensurato, viene costretto dalla bufera mediatica a non poter esercitare il suo incarico. E’ una riflessione amara, ma reale, di un segmento dell’Italia che preferisce vivere di slogan e di sentimenti truci, sfruttando la disperazione di tanta gente al solo scopo di uccidere la politica, le sue basi comuni, il diritto positivo. Nel mio caso, oltretutto, non bisogna nemmeno citare il garantismo, giacchè non sono indagato di niente: eppure, sono divenuto carne da macello, per soddisfare la bulimica perversione di chi intende la lotta politica come mezzo di sopraffazione. Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima. La riflessione che vi lascio è, però, attuale e riguarda la necessità di riequilibrare un sistema la cui agibilità è messa a rischio da chi oltraggia la nostra Costituzione, ritenendola un orpello inutile e non, invece, il tempio di saggezza e di rispetto qual è”.

 

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